“Non abbiamo più di fronte la Cina di quindici anni fa, che era interessata soltanto ad aumentare i livelli di produzione. Sono avvenuti in questo lasso di tempo grandissimi cambiamenti: oggi questo Paese è diventato più consapevole del suo potenziale economico e in tanti settori è diventato il principale attore anche per gli altissimi livelli tecnologici raggiunti. Quindi la competizione è con un mercato ancora più complesso e sfidante”. Così Roberto Vavassori, presidente di Anfia. In una intervista a Il Messaggero aggiunge: “Come al nostro Paese non interessa un assemblatore di carrozzerie e tecnologie straniere in Italia, allo stesso modo i cinesi non vogliono svolgere questo ruolo. Nell’automotive sono diventati molto competitivi anche nei segmenti premium e sfidano apertamente i colossi europei e americani. E per farlo hanno bisogno anche delle tecnologie italiane”. Vavassori va oltre: “All’industria cinese interessa entrare nei nostri mercati, quindi rispondere alla domanda degli automobilisti italiani ed europei, che è diversa da quella asiatica. E che non è incentrata soltanto sui segmenti minori. Sono molto avanti in tutto quello che è trasporto su gomma: auto, moto, veicoli commerciali, veicoli speciali fino ai people mover. Per questo non potranno essere semplici assemblatori, ma lavoreranno in questi comparti. Eppoi guardano alla transizione, che vuol dire anche motori alimentati da biodiesel o da diesel sintetici”.