L. Bilancio, Tremonti: Grande debito dopo anni di finanza scriteriata

“Che l’oro sia alieno o terrestre, alla fine cambia poco. Non bastano le tecno astuzie come quella del ‘debito buono’ e non è il caso di fare come Cetto La Qualunque: ‘Cchiù pilu per tutti”. Così Giulio Tremonti in una intervista a Il Corriere della Sera. “Non c’è un grande complotto, c’è un grande debito. Tra l’altro, per certi versi la guerra ha prodotto effetti di stabilizzazione: dubito che una grande speculazione internazionale sia organizzata contro un Paese occidentale. Anzi, per quanto ne so, lo escluderei”, aggiunge l’ex ministro dell’Economia. Che continua: “Forse è utile ricostruire un po’ del passato. La Prima Repubblica era in pareggio di bilancio fino agli anni Settanta. Poi il debito sale, in principio per giuste ragioni. Soltanto, poi tutto degenera e produce una democrazia del deficit che poi diventa deficit di democrazia. E segna la fine della Prima Repubblica. Tra il ‘93 e il ‘94 inizia una lunghissima fase di riduzione del debito, fino quasi al 100%. Che include tutti i governi, incluso — se posso notarlo — quelli di Silvio Berlusconi. Nel 2011, dopo la crisi del 2008, il debito arriva al 117% del prodotto, ma attenzione: non perché aumenta la spesa pubblica, ma perché viene meno il Pil. Dopo il debito sale in verticale. Ecco, quella crisi non è stata superata”. Il problema adesso è nella mani di Giorgia Meloni: “Questo governo arriva alla fine di un ciclo di finanza strana, diversa dal passato. È cambiata la struttura del capitalismo, siamo in qualche modo alla fine di un ciclo e bisogna tenere gli occhi aperti. Anche se c’è un’enorme ricchezza privata, i prezzi si fanno dall’estero sui margini. E poi, c’è l’incerto stato dell’Unione, perché il vecchio Patto di stabilità è sospeso. E non si capisce se è meglio il vecchio o il nuovo, in una realtà storica che è unica nella storia moderna: Stati senza moneta e moneta senza uno Stato, con l’euro”.