Nello Musumeci racconta a La Stampa che sta studiando “le norme che andranno a comporre due proposte di legge. Una per velocizzare la fase di ricostruzione post calamità, che conto di presentare entro 15 giorni: punta a snellire le procedure e a fissare i termini per la conclusione delle opere, perché la ricostruzione non può durare 40 o 50 anni, come è avvenuto. L’altra legge sarà per semplificare la prevenzione strutturale, che non può essere frenata da vincoli ambientali discutibili”. Il ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare, spiega: “Prendiamo gli argini dei fiumi: spesso vengono costruiti con la terra e non usando blocchi di cemento o muri di rinforzo con gabbie di acciaio e pietrame, perché non ci sono le necessarie autorizzazioni ambientali. Se un argine è realizzato con terra rinforzata non resiste a certe pressioni e il fiume esonda, come purtroppo abbiamo visto in diversi casi in Emilia-Romagna”. Musumeci evidenzia che “non è una questione di colpa, ma di cultura. Anche io sono ambientalista, ma non integralista. Comunque, non è certo l’unico punto su cui intervenire, c’è un problema di procedure da semplificare e di competenze sovrapposte tra i ministeri e altri organismi subordinati. Dobbiamo essere in grado di mappare i territori più fragili e pianificare gli interventi necessari”.