Oceano come bene comune: il Marocco guida la svolta blu del continente

“I mari e gli oceani dell’Africa sono ricchi, ma anche vulnerabili. Sono strategici, ma sottosfruttati; promettenti, ma ancora inadeguatamente protetti. Questo paradosso significa che dobbiamo passare da una logica basata sul potenziale a una logica di responsabilità”. Lo ha scritto il re del Marocco Mohammed VI nel messaggio inviato al vertice ‘L’Africa per l’oceano’, svoltosi a margine della Conferenza delle Nazioni Unite sull’Oceano in corso a Nizza. Co-presidente di questo vertice, assieme alla Francia, il Marocco sostiene una rilettura strategica del ruolo marittimo africano, strutturata attorno a tre assi: la crescita blu, il rafforzamento della cooperazione Sud-Sud e dell’integrazione regionale attorno alle aree oceaniche e l’efficacia marittima attraverso sinergie atlantiche.

Per il sovrano marocchino “l’ambiente è un elemento chiave della governance degli oceani, ma non ne è l’unico aspetto. L’oceano riguarda anche la nostra sovranità alimentare, la nostra resilienza climatica, la nostra sicurezza energetica e la nostra coesione territoriale. Riguarda chi siamo, cosa consumiamo, cosa sfruttiamo e, di conseguenza, cosa lasceremo in eredità agli altri”. A questo proposito, il Marocco sta promuovendo una riconsiderazione strategica del ruolo marittimo dell’Africa, basata sui seguenti tre pilastri: ‘la crescita blu’, ‘cooperazione sud-sud più forte e ingterazione regionale negli spazi oceanici’; ‘efficacia marina attraverso le sinergie atlantiche’.



Nel dettaglio, ha spiegato re Mohammed VI, “l’economia blu non è un lusso ecologico: è una necessità strategica. Acquacoltura sostenibile, energie rinnovabili offshore, industrie portuali, biotecnologie marine, turismo costiero responsabile: tutti questi settori hanno un futuro a condizione che siano strutturati, interconnessi, concepiti come una catena del valore e supportati da investimenti sostanziali e standard adeguati”. A tal fine, il Regno del Marocco ha avviato l’attuazione di diversi progetti su larga scala “che hanno rimodellato il panorama portuale del Paese, in particolare come il grande porto container Tanger Med e i futuri porti di Nador West-Med e Dakhla Atlantic, entrambi basati su un imponente ecosistema logistico e industriale”.

In generale, “è necessario uno sforzo congiunto perché la sfida non è solo nazionale, ma continentale. Non basta condividere un oceano. Dobbiamo pensarlo insieme, gestirlo insieme, difenderlo insieme. Solo un approccio africano concertato può ottimizzare le catene del valore marittime, proteggere le rotte commerciali e acquisire una quota più equa della ricchezza oceanica mondiale”. Per questo motivo, spiega il sovrano, “l’Africa dovrebbe impegnarsi pienamente nella protezione della biodiversità marina, delle risorse genetiche e delle aree marine protette. Il nostro continente deve disporre di meccanismi di sicurezza marittima adeguati alle sue esigenze e, d’ora in poi, deve parlare con una sola voce sulla scena oceanica globale”.

Infine, “le dinamiche geopolitiche in Africa non devono risentire dell’inerzia della geografia, né dei pesi del passato. La costa atlantica africana è stata a lungo uno spazio particolarmente trascurato, nonostante il suo infinito potenziale in termini di apertura del continente, promozione del commercio e posizionamento dell’Africa sulla scena globale”. Il re menziona l’iniziativa marocchina “Iniziativa degli Stati dell’Africa Atlantica”, che mira a rendere la costa una zona di dialogo strategico, sicurezza collettiva, mobilità e integrazione economica, dotata di una governance collegiale, mobilitante e pragmatica senza precedenti. “La nostra visione di un’Africa atlantica che valorizzi questo oceano non coinvolge solo i paesi costieri, ma si estende anche ai paesi fratelli del Sahel, che hanno la responsabilità di fornire uno sbocco marittimo strutturante e affidabile. È con questo stesso spirito di solidarietà e prosperità condivisa che abbiamo avviato il progetto del gasdotto atlantico africano, che funge da corridoio di interconnessione energetica e da vettore per nuove opportunità geoeconomiche nell’Africa occidentale”.



L’oceano, ha ricordato il re, “è la nostra sovranità alimentare, la nostra resilienza climatica, la nostra sicurezza energetica e la nostra coesione territoriale. Riflette chi siamo, cosa consumiamo, cosa sfruttiamo e, di conseguenza, cosa lasceremo alle spalle”. “L’oceano è e rimarrà un filo conduttore e un orizzonte condiviso che spetta a tutti noi proteggere e trasformare in uno spazio di pace, stabilità e sviluppo. L’Africa, che non è mai più forte di quando parla con una sola voce, è al centro di questo ambizioso progetto, e il Marocco, con i suoi 3.500 chilometri di costa e 1,2 milioni di chilometri quadrati di spazio marittimo, si impegna con energia e determinazione a fare la sua parte in questo sforzo collettivo”.