I prezzi del petrolio rialzano la testa, dopo i cali degli ultimi due giorni legati al possibile incremento dei tassi di interesse Usa – sinonimo di possibile riduzione della domanda – e alla conseguente forza del dollaro, moneta di riferimento degli scambi petroliferi globali. A far salire il Wti americano a 90 dollari e il Brent europeo a quota 93,8 dollari è la Russia che ha annunciato il divieto sulle esportazioni di carburante, sollevando ulteriori preoccupazioni sulla scarsità dell’offerta.
Mosca ha comunicato che limiterà temporaneamente le esportazioni di benzina e diesel per stabilizzare i prezzi del carburante sul mercato interno. Il divieto arriva dopo che le esportazioni di gasolio dal Paese sono già diminuite di quasi un terzo nelle prime due settimane di settembre.