“Ci piacerebbe assistere a un cambiamento per la salvaguardia del settore. Siamo pronti a fare la nostra parte investendo ancora di più in Italia. Però aspettiamo dei segnali chiari”. Lo dice Dave Ricks, americano, dal 2017 amministratore delegato di Lilly. In un colloquio con il Corriere l’Economia spiega: “In Italia la tendenza del sistema sanitario nazionale è l’acquisto di farmaci a prezzo basso per contenere la spesa pubblica. Inoltre il percorso d’ingresso dei nuovi prodotti è lento, complicato. Si potrebbe facilitare la vita alle aziende farmaceutiche, visto che la finalità è la stessa per tutti: dare ai pazienti il meglio che c’è. Ci vorrebbe un segnale incoraggiante. Rivolgo un appello al governo. Se continua così gli industriali del farmaco vengono disincentivati”. Nel bocciare il payback, Ricks aggiunge: “Abbiamo idee su come rendere il sistema della farmaceutica più competitivo ed efficace. Riconosco che in Italia esistono problemi di budget, però se noi investiamo su molecole innovative, utili per curare malattie attualmente con poche risposte terapeutiche valide, che senso ha lasciarle in attesa per tanto tempo e far attendere i pazienti?” E ancora: “Malgrado tutto, l’Italia resta invece un Paese chiave per Lilly. Il sito produttivo di Sesto Fiorentino, uno dei più innovativi in Europa, esporta in tutto il mondo per oltre mezzo miliardo di euro, a beneficio dell’Italia. Anche il tirzepatide, molecola anti diabete e obesità, viene da qui. Negli ultimi 20 anni abbiamo investito circa tre miliardi di euro in ricerca, produzione e attività nel territorio, attivando altri seimila posti di lavoro nel 2025 nelle diverse regioni italiane. Però se non c’è il cambiamento a cui accennavo prima la competitività dell’Italia, e più in generale dell’Europa, rischia di essere compromessa a favore di Stati Uniti e Cina”.