Mario Mattioli, presidente di Confitarma e della Federazione del mare lancia un grido d’allarme per le nuove normative Ue che vanno a impattare sullo shipping. “L’Ue, insomma – afferma Mattioli a Il Sole 24 Ore – ci chiama a pagare la tassa sulla decarbonizzazione dal 2025 con base i consumi 2024; in pratica, se un armatore emette 100, paga la tassa sul 40% delle emissioni il primo anno (2025 su 2024), sul 70% il secondo anno (2026 su 2025) e sul 100% il terzo anno (2027 su 2026). Le nostre emissioni sono monitorate dagli enti di classifica e immaginando una carbon tax con crediti di carbonio pari a circa 92-95 euro a tonnellata, già sappiamo quale sarebbe l’aggravio sulla flotta: dal 2025, nell’arco di tre anni, andremo ad avere costi di 7-8 miliardi in più, di cui 800-900 milioni per l’Italia, a valere sulle navi che fanno almeno una toccata in Europa”. Mattioli parla paradosso kafkiano “perché, a fronte della volontà dello shipping di abbattere al massimo le emissioni, attualmente non esiste ancora una vera a propria soluzione industriale al problema; quindi, dal 2025, pagheremo questa sorta di multa, sotto forma di certificati di decarbonizzazione, per un comportamento che, però, non siamo in grado di cambiare. È il più grande mal di testa che abbiamo da decenni a questa parte, al di là delle varie crisi. Peraltro, il trasporto, in generale, ha emissioni pari a circa il 25% di quelle globali in atmosfera. Di queste, lo shipping rappresenta solo il 3%, mentre il gommato ha emissioni sei volte più alte e, curiosamente, comincerà a pagare nel 2028, su base 2027”.