“Il nostro comparto, il trasporto marittimo è molto vasto, semplificando possiamo dividerlo in trasporto merci e trasporto passeggeri, e rimane il più utilizzato in assoluto”. Anche grazie alla sua “flessibilità operativa”. Così Stefano Messina, presidente di Assarmatori e vicepresidente esecutivo della Ignazio Messina & C. Spa, compagnia di navigazione fondata a Genova nel 1921 da Ignazio Messina. In una intervista a Il Corriere della Sera aggiunge sui problemi di navigazione nel golfo di Aden: “«Le navi sono riuscite ad aggirare il problema spostandosi su altre direttrici ma è sempre più importante per il settore muoversi in un contesto favorevole per rimanere competitivi a livello internazionale”. E’ la ragione per cui a livello associativo “abbiamo deciso di uscire dal nostro guscio, anche per confrontarci con il mondo della politica e delle pubbliche amministrazioni”. La necessità è quella di “avere una governance portuale nazionale unitaria dove venga riconosciuto il ruolo pubblico dei porti che devono essere gestiti dal Governo attraverso il Ministero delle Infrastrutture e dei trasporti, con una visione globale e non fatta di specifici localismi”, oltre “le tasse pagate dalle aziende nell’ambito degli ambiziosi obiettivi di decarbonizzazione che devono essere reinvestite nel settore ad esempio per l’ammodernamento delle flotte”. Il desiderio è favorire il Marebonus, un incentivo per aumentare il trasporto marittimo riducendo di conseguenza il traffico su strada. L’Italia ha già una posizione di leadership, nel Mediterraneo infatti detiene una quota di mercato del 40 per cento mentre la Spagna è al secondo posto con il 19 per cento. Inoltre, tra i primi cinque armatori al mondo attivi nel segmento, tre sono italiani. Infine, secondo i dati Srm (Centro studi del Gruppo Intesa San Paolo), per ogni tonnellata movimentata nei porti mediante ro-ro vengono eliminati 44 kg di CO2. “Incentivare le Autostrade del Mare — conclude — significa benefici per la collettività, l’ambiente e la sicurezza”.