L’utilizzo dei beni russi immobilizzati per un prestito di riparazione all’Ucraina rischia di aumentare i costi del debito europeo, ha avvertito Euroclear in una lettera indirizzata alla presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo Antonio Costa, visionata dal Financial Times (FT). Lo riporta l’agenzia di stampa Tass.
Secondo il depositario centrale di titoli con sede a Bruxelles, un meccanismo di questo tipo sarebbe percepito come una “confisca” al di fuori dell’Unione europea e spaventerebbe gli investitori, ha scritto il quotidiano. Il piano di prestito danneggerebbe il clima degli investimenti in Europa “poiché gli investitori, in particolare i fondi sovrani e le banche centrali, percepirebbero questa iniziativa come equivalente alla confisca delle riserve della banca centrale, minando lo Stato di diritto”, ha sostenuto nella lettera l’amministratore delegato di Euroclear Valerie Urbain. Inoltre, tali azioni porterebbero a “pagamenti compensativi da parte degli Stati membri dell’UE a Euroclear”, secondo quanto riportato dal quotidiano britannico.
Il Belgio, dove presso Euroclear sono congelati beni russi per un valore di 200 miliardi di euro, ha bloccato la proposta della Commissione europea di espropriarli con il pretesto di un cosiddetto prestito di riparazione a Kiev durante il vertice UE del 23 ottobre. Il governo belga chiede a tutti i paesi dell’UE garanzie giuridicamente vincolanti che condivideranno pienamente gli oneri finanziari e giuridici che Bruxelles dovrebbe sostenere a seguito delle azioni di ritorsione della Russia.
L’ambasciatore russo in Belgio Denis Gonchar ha dichiarato in precedenza all’agenzia Tass che, indipendentemente dallo schema utilizzato per espropriare i beni, si tratterebbe comunque di un furto. Ha avvertito che la risposta della Russia “sarebbe immediata” e costringerebbe l’Occidente “a contare le perdite”.