Per Raphaël Glucksmann, la foto di Trump e Zelensky a San Pietro è “impressionante” ma non “storica” come molti l’hanno definita. “Lo sarebbe se la politica di Trump sull’Ucraina fosse cambiata, ma al momento la proposta degli americani è a dir poco catastrofica”, spiega l’eurodeputato francese del gruppo Socialisti e democratici, leader del Movimento Place Publique, in una intervista a La Stampa. “Putin se ne frega di Lugansk o del Donestk e i russi non combattono per la Crimea o il Donbass. L’obiettivo è quello di far tremare l’architettura della sicurezza europea che giudicano come ostile nei loro confronti. La pace in Europa si basa su un tabù, che dal 1945 ad oggi consiste nel non invadere le frontiere del proprio vicino per annettere parti del suo territorio perché in questo caso salterebbero in aria tutti gli equilibri. Mosca spinge gli americani a cadere in questa trappola in quanto un eventuale riconoscimento della Crimea come russa andrebbe ad riaprire dei conflitti permanenti sulla questione dei confini in Europa”, aggiunge. Nella Ue “ci sono divisioni molto profonde sul tipo di relazioni da avere con la nuova amministrazione americana. Da un lato abbiamo la Francia e la Germania, che prendono atto del rapporto di ostilità con la Casa Bianca, mentre dall’altro c’è Meloni, che si vede come un ponte tra l’Europa e Washington, una sorta di cordone ombelicale. Questo ha delle conseguenze dirette, non solamente per la guerra in Ucraina”, sottolinea. E ancora: “Meloni vuole essere l’europea più vicina all’amministrazione americana e questo la mette in contraddizione con le sue ambizioni nell’Ue. È una dimostrazione del fatto che ci sono delle divisioni profonde in Europa. In Germania, ad esempio, c’è un cancelliere che in televisione afferma la necessità di imparare ad agire senza il sostegno degli Usa. E questo, in un Paese trasformato in democrazia proprio dagli Stati Uniti, rappresenta una rivoluzione mentale che in Francia e in Italia fatichiamo a capire perché abbiamo una tradizione di critica nei confronti degli americani. Ma quello della premier non è solo pragmatismo e Realpolitik: c’è anche una dimensione di intesa ideologica con Trump”.