“Per quanto ne sappiamo a Kiev potremmo essere alla fine o magari ancora all’inizio, perché Putin non è affatto pazzo e non ha scatenato tutta questa potenza di fuoco per un pezzo di terra o per una cittadina come Bakmut, di cui i russi ignorano anche la posizione: l’obiettivo è l’intera Ucraina, un Paese e un’identità nazionale da distruggere. Qualsiasi piano di pace va blindato con solide garanzie di sicurezza per evitare che serva solo a regalare tempo al progetto di Mosca”. Lo dice la Nobel per la Pace Oleksandra Matviichuk. In una intervista a La Stampa parla della nuova bozza di accordo basata su 19 punti: “Non conosco la bozza messa a punto a Ginevra ma l’aspetto più umiliante e sbagliato del piano precedente era il vincolo asimmetrico imposto all’Ucraina attaccata. Quando mai nella storia è stato negoziato il ridimensionamento dell’esercito del Paese invaso e non il contrario? Siamo consapevoli che qualsiasi accordo di pace preveda compromessi dolorosi, ma non può stabilire l’indebolimento della vittima e il rafforzamento dell’aggressore. Non abbiamo iniziato noi questa guerra”. Matviichuk poi sottolinea: “Il Cremlino, come sempre, cerca di rappresentare l’Ucraina aggredita come la parte che vuole continuare a combattere. Ho censito in un database 92 mila crimini di guerra e vivo in un Paese che affronta un nuovo durissimo inverno perché i russi hanno distrutto le infrastrutture energetiche: credetemi, nessuno vuole la pace più di noi. La pace però, non l’occupazione. Non la resa. Per questo è cruciale impedire a Mosca di violare il cessate il fuoco non appena l’esercito ucraino fosse ridotto. E sono cruciali garanzie per gli ucraini che vivono sotto occupazione, compresi un milione e seicentomila bambini che i russi già addestrano alla guerra di domani. I territori, infine: non possiamo legittimare la cessione di quelli occupati, perché sarebbe contro la nostra Costituzione ma anche contro il diritto internazionale, farebbe passare infatti il principio che i confini si cambiano con le armi in pugno»”