“Il governo ucraino tira un sospiro di sollievo. La Casa Bianca chiedeva all’Ucraina di rinunciare a territori nel Donbass come compromesso, ora a Kiev non sentono più quella pressione. Ma non c’è più neppure il sostegno. Ho visto, e so, che Zelensky è molto preoccupato: le parole di Trump mostrano che gli Stati Uniti non intendono stare al fianco di Kiev come alleati, e scaricano l’Ucraina sulle spalle dell’Europa. Trump non vuole nemmeno aumentare la pressione tariffaria sulla Russia e i suoi alleati: chiede siano gli europei a farlo. Oggi quindi prevalgono sentimenti ambivalenti. E cresce la sensazione di solitudine strategica”. Così Ruslan Bortnik, politologo ucraino e direttore dell’Istituto di Politica di Kiev. In una intervista a Repubblica aggiunge su Donald Trump: “È deluso da Putin: aveva un buon rapporto con lui e pensava bastasse per concessioni significative. Ma Putin ha preso tempo, la strategia è fallita. Trump non vuole spingersi oltre nel conflitto. È deluso anche da Europa e Ucraina, le ha criticate più volte e ora prende le distanze e lascia margini di manovra a Putin. È un espediente quando definisce la Russia una ‘tigre di carta’, dicendo che l’Ucraina può riprendersi i suoi territori: ripete lo schema già usato con l’Europa quando rispose alle richieste di aumentare le sanzioni con un ultimatum: ‘Fatelo voi per primi, imponendo tariffe a India e Cina’. Oggi con l’Ucraina usa lo stesso metodo. Zelensky dice che sono stati riconquistati 350 km quadrati negli ultimi mesi, che truppe russe sono state accerchiate e la guerra sta andando bene? Trump replica ok, non discuto. Riprendetevi i territori fino ai confini del 1991 ma con il sostegno dell’Europa, non mio. Da noi potete comprare armi. È la sua strategia: uscire dalla guerra, guadagnarci e scaricare la responsabilità”.