“Condivido il giudizio di Nicola Zingaretti: sul piano generale, questa Commissione ha una composizione più arretrata e conservatrice sia rispetto a quella precedente, sia rispetto al programma su cui si regge l’accordo nel Parlamento europeo tra le forze di maggioranza. D’altra parte, la composizione riflette l’equilibrio di governi più spostati a destra. Il nostro impegno, come delegazione del Pd e come gruppo socialista, sarà ancor più forte per inchiodare la Commissione a un’agenda realmente progressista e sociale, attenta al lavoro e all’impresa, alla transizione ecologica e alla democrazia, su cui dovrà ottenere il consenso del Parlamento. L’Italia non ha purtroppo ottenuto nessuna di queste deleghe di peso”. Lo dice Stefano Bonaccini, esponente ed eurodeputato del Pd. Sull’elezione di Raffaele Fitto aggiunge al Corriere della Sera: “Si è salvata la forma, non certo la sostanza. Avere la vicepresidenza, peraltro insieme ad altri cinque Stati, tra cui alcuni piccoli, è un riconoscimento più al nostro Paese che al governo Meloni. Poi c’è la sostanza e purtroppo le deleghe significative stanno altrove: l’Italia esce ridimensionata, con un secco arretramento rispetto alla Commissione precedente. Perdiamo una delega di rilievo e ne portiamo a casa una piuttosto leggera. Inutile dire che in questo caso ci ha penalizzato la marginalità del nostro governo e il voto delle destre italiane su von der Leyen. Nel complesso un passo indietro, inutile minimizzare”.