“Come spesso accade le imprese italiane hanno trasformato le difficoltà in capacità di reazione. Lo dice Lara Ponti, imprenditrice dell’omonima azienda alimentare e vicepresidente di Confindustria con delega a transizione ambientale e obiettivi Esg. “Il fatto di non avere materie prime e pagare costi dell’energia più alti dei concorrenti le ha spinte a un utilizzo più efficiente delle risorse”, spiega ad Affari&Finanza. “La realtà produttiva italiana è molto diversificata per ambiti e dimensioni – aggiunge Ponti – ci sono settori strategici senza cui la nostra dipendenza dall’estero si amplierebbe, in cui le tecnologie per decarbonizzare mancano, che pagano un costo molto alto. E poi ci sono le piccole imprese, in Italia oltre il 95%, per cui il peso burocratico è davvero oneroso. Noi siamo d’accordo con gli obiettivi europei, il problema è come si è deciso di arrivarci, senza tenere conto delle diversità tra Paesi e senza valutare il rapporto tra costi e benefici delle regole. Ponti è una società benefit certificata, processo che abbiamo gestito in autonomia, ma quando è arrivata la direttiva europea sul reporting di sostenibilità non siamo riusciti ad affrontarla da soli, ci sono centinaia di indicatori generici ed altri specifici di settore”. C’è attesa per il Clean Industrial Deal dopo il decreto Omnibus: “La sburocratizzazione è la parte più concreta – dice Ponti – mentre il Clean Industrial Deal per ora è una dichiarazione di intenti, riconosce che c’è bisogno di una revisione, ma non basta. Mancano misure sulla decarbonizzazione che tengano conto della competizione globale. La Commissione deve agire subito perché Usa e Cina corrono veloci”.