“Altre grandi economie si stanno muovendo per garantire catene di approvvigionamento indipendenti e ridurre la loro vulnerabilità. Oltre alla sua posizione dominante nella lavorazione e nella raffinazione, la Cina sta investendo attivamente in attività minerarie in Africa e America Latina e nella raffinazione all’estero attraverso la sua iniziativa Belt and Road. I suoi investimenti all’estero in metalli e miniere attraverso la Belt and Road Initiative hanno raggiunto la cifra record di 10 miliardi di dollari solo nella prima metà del 2023 e prevede di raddoppiare la proprietà di miniere d’oltremare contenenti minerali critici da parte di aziende cinesi. Gli Stati Uniti hanno messo in campo l’Ira, il Bipartisan Infrastructure Act e i fondi per la difesa per sviluppare su scala nazionale capacità di lavorazione, raffinazione e riciclaggio, oltre a sfruttare il proprio potere geopolitico per garantire la catena di approvvigionamento globale. Il Giappone dipende fortemente da altre regioni per le materie prime e dagli anni 2000 ha sviluppato un approccio strategico per aumentare l’accesso ai progetti minerari all’estero”. E’ quanto si legge nel rapporto ‘The future of European competitiveness’, presentato da Mario Draghi alla Commissione Ue oggi a Bruxelles. “L’Organizzazione giapponese per la sicurezza dei metalli e dell’energia investe in attività minerarie e di raffinazione in tutto il mondo, gestisce le scorte strategiche e, dopo l’introduzione della recente legge sulla sicurezza dei metalli, ha deciso di investire in attività minerarie e di raffinazione. La legge sulla sicurezza economica, ha il potere di sviluppare impianti di lavorazione e raffinazione in Giappone”, prosegue il documento.
“L’Europa, al contrario, essendo fortemente dipendente da uno o due paesi per la maggior parte del suo minerale critico importato. Tuttavia, non sta seguendo un approccio altrettanto coordinato. All’UE manca una strategia globale che copra tutte le fasi della filiera (dall’esplorazione al riciclaggio) e, a differenza dei suoi concorrenti, il settore minerario e il commercio delle materie prime è in gran parte lasciato agli attori privati e al mercato”.