“Noi – ha aggiunto Vannacci – abbiamo sempre fatto scelte riguardanti la natura e l’energia però non abbiamo subito imposizioni. Quando siamo passati dalla legna al carbone o dal carbone al petrolio non c’è stato qualcuno che ci ha imposto di farlo: l’abbiamo fatto perché era più conveniente. Invece adesso dovremmo passare alle energie verdi con qualcuno che ci impone di farlo sapendo che ciò non è conveniente”, ha specificato. “Quindi questo è il primo concetto che dovremmo rivedere in una transizione che deve rimanere una transizione e non una rivoluzione verde”, ha sottolineato.
“E’ una imposizione”, ha ribattuto a chi ha ricordato che si tratta di una serie di legislazioni europee approvate dai Paesi Ue. “Probabilmente abbiamo sbagliato. Anzi, sicuramente abbiamo sbagliato dal mio punto di vista. Io la vedo come una grande tassa”, ha puntualizzato. E a chi ha fatto notare che il Parlamento europeo non ha iniziativa legislativa e dunque non può riscrivere i testi, Vannacci ha precisato: “Io sono entrato da due giorni. E’ chiaro che studierò il meccanismo per fare in modo di riuscire in fase propositiva o in fase di ostruzione. Ci saranno sicuramente questi meccanismi perché mi risulta che nel 2026 ci sia un check proprio per verificare il motore a scoppio che potrebbe essere esteso alle varie altre iniziative prese”.