“Esattamente 70 anni fa, nel 1955, la rivista statunitense Life titolava ‘Vita usa e getta’, a testimoniare quanto le materie plastiche fossero entrate prepotentemente nelle nostre vite”. Lo scrive in un suo intervento su La Stampa il geologo e divulgatore scientifico Mario Tozzi. “A partire da quegli anni, la spirale dell’usa e getta ha consumato le risorse e colonizzato le coscienze degli umani, oltre ad aver sozzato ogni decimetro quadrato del pianeta – si legge ancora – Intendiamoci, non che le plastiche siano soltanto materia dannosa, ma sono un investimento energetico e tecnologico talmente alto da dover meglio essere riservate solo a strumenti e oggetti di utilizzo sofisticato in medicina oppure nella ricerca avanzata. E sono pur sempre fatte con il petrolio”. Tozzi poi sottolinea come “Donald Trump, in uno dei suoi decreti esecutivi, abolisce le cannucce per bere di carta riciclabili, che a suo dire non funzionano, per ripristinare quelle in plastica usa e getta, buttando nel cestino (è il caso di dirlo) anni di duro lavoro per far capire come il progresso di una civiltà non si misuri in quanto getta via, ma in quanto è capace di ri-usare, ri-ciclare e ri-parare. E dimenticando che esistono già in commercio cannucce in vari materiali perfettamente riciclabili e lavabili che fanno risparmiare e non inquinano. Con quel decreto Trump celebra la plastica, un materiale a contenuto tecnologico incommensurabile rispetto ad ognuno dei materiali naturali, e anche a quelli artificiali, fino a oggi creati. È un materiale agile, che corre, vola e nuota. Ma che, nello stesso tempo, è straordinariamente resistente, non si scioglie e non si corrode. A meno di non trovarsi in mare, dove le plastiche hanno iniziato a rilasciare sostanze contaminanti a lungo termine, producendo molecole di polimeri che rimangono sostanzialmente intatte per secoli. E interagiscono con tutti gli organismi marini, che ormai le stanno incorporando”.