La crescita sostenibile non cambierà solo il modo di produrre, il modo di lavorare, il modo di vivere. No, cambierà “tutto” spingerà verso una visone del mondo, dai nostri territori alla politica internazionale, molto diversa da quella che abbiamo ora.
Due notizie delle ultime settimane sono lì a dimostrarlo, in ambedue le prospettive. Da una lato abbiamo la presidente della Commissione che si mette anche lei in fila per visitare i Paesi del Nord Africa, come già hanno fatto i leader di molti Paesi, Italia compresa, alla ricerca di nuove fonti di energia. L’altra è stata la riunione a palazzo Chigi per la firma dei primi protocolli per i progetti bandiera del Pnrr con le Regioni, dedicata alla Hydrogen Valley.
Cresce insomma l’interdipendenza, nel senso che si allarga sul piano internazionale, suo malgrado a causa della guerra dei russi in Ucraina, e riporta in primo piano il ruolo dei territori, che diventano protagonisti di questa svolta, assumendo un ruolo nuovo nel panorama nazionale e forse, in qualche caso, internazionale.
La collaborazione si allarga e anche lo sguardo cambia verso. Spagna e Portogallo, ad esempio, stanno diventando nuovi protagonisti, grazie alle scelte fatte per le energie rinnovabili, e per gli impianti di rigassificazione, che potranno portare ad una geografia dei tubi completamente diversa: non più da Est a Ovest, ma da Ovest ad Est, con un forte sviluppo anche da Sud a Nord.
Il panorama, i rapporti di forza (che poi spesso vogliono dire di dipendenza) stanno rivoluzionandosi. Non regge più la politica perseguita per anni da Angela Merkel e dalle sue diverse maggioranze di legarsi mani e piedi ad un solo fornitore (che poi si è rivelato molto inaffidabile) spingendo il resto dell’Unione a seguire le sue politiche. Ora gli Stati dovranno necessariamente diventare più autonomi sfruttando il risparmio energetico, le fonti rinnovabili locali (vento, maree, qual poco d’acqua che resta) e si legheranno ad una pluralità di fornitori esteri che non saranno però mai in grado, singolarmente presi, di influenzare le politiche dell’Unione e dei suoi membri.
Dunque più forza a livello locale (se ci sarà la capacità di sburocratizzare raccomandata dal premier Mario Draghi) e meno dipendenze geopolitiche. Ed un ambiente più sano. Non è poco, ed è a portata di mano.
(Photo credits: SAMEER AL-DOUMY / AFP)