Un piano europeo per mestieri ‘verdi’. Si inizia a ragionarne

Il commissario all'Economia Gentiloni invita a riflettere "nei prossimi mesi" su un sistema di finanziamento europeo per le nuove professioni, che accompagni la transizione climatica

Il 20 gennaio scorso, tre mesi e mezzo fa, su questa rubrica scrivevo: “Vorrei vedere un quadro di proposte ed interventi generali e, accanto ad ogni proposta legislativa per l’industria green, una proposta sul ‘lavoro green’ cioè sulle ricadute sociali e i possibili rimedi. Anche perché questo sì aiuterebbe i cittadini a condividere le scelte”.

Il 4 maggio una prima risposta è arrivata. È solo una proposta di “ragionamento”, ma viene da una fonte autorevole, il commissario europeo agli Affari Economici Paolo Gentiloni, il quale parlando al Brussels Economic Forum ha auspicato proprio questa cosa. Si discuteva la questione del mercato del lavoro in questi mesi nell’Unione europea, e Gentiloni ha riconosciuto che “è evidente che è sotto pressione. Le attività tradizionali stanno riducendosi, le nuove politiche economiche ed industriali richiedono figure professionali nuove, spesso non ancora disponibili. Pensiamo, tanto per stare ad un dibattito recente, alla diffusione delle auto elettriche, che, obbligatorie o meno dal 2035, già nell’ultimo paio d’anni hanno visto un’impennata nelle vendite. Serviranno nuovi “meccanici”, nuovi tecnici per i sistemi di ricarica. Dunque professionalità spesso da creare quasi dal nulla.

Per affrontare queste esigenze, dice Gentiloni, “un meccanismo europeo di finanziamento per riqualifica professionale e nuove competenze sarebbe un argomento interessante su cui discutere nei prossimi mesi. Forse sarebbe stato meglio dire “da subito”, ma il concetto è comunque chiaro, e condivisibile. Il Commissario non parla di un nuovo Sure, il meccanismo europeo a sostegno dell’occupazione varato sulla scia della crisi prodotto dalla pandemia di COVID-19, perché “non sarebbe possibile date le situazioni attuali in cui ci troviamo”. Ma ipotizza un qualcosa che, aiutando le necessità dell’industria, vada anche incontro alla necessità dei lavoratori, nuovi e, si spera anche i vecchi, di avere un’occupazione.

L’aspetto della transizione lavorativa che discende dalla transizione climatica è infatti decisivo, sia dal punto di vista sociale sia da quello industriale. Non dimentichiamo che il cambiamento al quale si lavora è per le generazioni presenti, ma in particolare per le future. Dobbiamo, sin da ora dare la possibilità ai lavoratori di esserci. Un ambiente più sano avrebbe uno scarso impatto nella qualità delle vite se non fosse accompagnato da una società più sana.