“Credo sia un progetto che cambierà la storia”. Lo dice a Gea Daniele Di Fausto, amministratore delegato di Efm-Engaging Places for a Better Life, che ha promosso il progetto HubQuarter, nel solco della sharing economy per trasformare l’infrastruttura immobiliare in una rete di spazi condivisi, ibridi e sostenibili. “Abbiamo già visto questi progetti anche 100 anni fa, in occasione di grandi cambiamenti – spiega -. Ricordo San Francisco, nel 1916, con una città distrutta, fu ricostruita, fu creato un soggetto nuovo per la ricostruzione che crebbe nel mondo e divenne un player principale nelle costruzioni. Oggi sono passati 100 anni, non abbiamo più bisogno di costruire immobili nuovi ma di connettere quelli esistenti e soprattutto dargli vita. HubQuarters è proprio questo: una prima infrastruttura di spazi a supporto di cittadini, lavoratori, studenti, di tutti, affinché possano avere un’alternativa tra la casa e l’ufficio centrale”.
“Noi crediamo che riportare le persone, in presenza, in un territorio a zero chilometri, quindi in prossimità, possa rilanciare la partecipazione sociale, la motivazione, l’impegno delle persone e creare una rete in cui tutti noi possiamo affrontare le nuove sfide del digitale, della sostenibilità. Insieme e in presenza”, continua il manager di Efm. “I luoghi diventano un po’ come la televisione nel Dopoguerra, che fu un elemento di formazione della lingua – continua Di Fausto -. Oggi abbiamo bisogno di luoghi potenziati, che ci insegnino il digitale e la sostenibilità. I luoghi italiani sono i più belli, la difficoltà è unirci, fare rete e creare la più grande piattaforma di luoghi distribuiti sul territorio”. Attenzione, però: “Non si tratta di co-working”. Che sono sì “una parte della rete”, ma “noi crediamo anche in luoghi esistenti come gli edifici abbandonati, le scuole, le palestre, i musei: tutti quei posti dove possiamo fare un’esperienza sono luoghi di apprendimento, di vita – conclude -. Dobbiamo riportare le persone lì a fare apprendimento e conoscere esperienze diverse”.