Carenza d’acqua, siccità, perdita di ghiacciai, crisi alimentare e produzione di energia a rischio: sono solo alcune delle conseguenze della crisi idrica provocata dagli impatti del cambiamento climatico. La sete del pianeta è una delle prove più tangibili e drammatiche della crisi climatica globale: tra acqua e clima c’è un legame inscindibile e pericoloso che va conosciuto e affrontato con urgenza. Si prevede che i futuri impatti dei cambiamenti climatici su vari settori dell’economia legati all’acqua ridurranno il prodotto interno lordo (Pil) globale, con perdite maggiori previste nei paesi a basso e medio reddito. I rischi di siccità e inondazioni e i danni sociali aumenteranno con l’aumentare del riscaldamento globale. In occasione della Giornata Mondiale dell’Acqua il Wwf fotografa la situazione della crisi idrica negli ultimi anni nel suo ultimo report: ‘L’Ultima goccia. Crisi e soluzioni del prosciugamento climatico’ indicando anche le priorità per risolvere il legame pericoloso e inscindibile tra acqua e clima.
Il cambiamento climatico antropogenico – spiega il Wwf – ha contribuito ad aumentare la probabilità e la gravità dell’impatto della siccità (specialmente siccità agricola e idrologica) in molte regioni. Circa 4 miliardi di persone, sui 7,8 miliardi di abitanti umani della Terra, sperimentano già una grave carenza d’acqua per almeno un mese all’anno. Tra il 1970 e il 2019, il 7% di tutti gli eventi catastrofici nel mondo sono stati legati alla siccità, ma hanno contribuito a ben il 34% delle morti legate ai disastri. Sempre più persone sperimentano periodi di siccità più lunghi rispetto al 1950. I rischi di siccità aumenteranno nel corso del XXI secolo in molte regioni, incrementando i rischi per l’intera economia. La popolazione globale esposta a siccità estrema ed eccezionale aumenterà dal 3% all’8% nel 21° secolo.
In Europa almeno un terzo delle risorse idriche è destinato all’agricoltura, che incide sia sulla quantità che sulla qualità dell’acqua disponibile per altri usi. In Italia il settore agricolo assorbe il 60% dell’intera domanda di acqua del Paese, seguito dal settore industriale ed energetico con il 25% e dagli usi civili per il 15%. La scarsità di acqua nasce anche a monte: negli ultimi due decenni, il tasso globale di perdita di massa dei ghiacciai ha superato 0,5 metri di acqua equivalente per anno.
GLI USI DELL’ACQUA
Tra i principali usi dell’acqua c’è la produzione di energia da idroelettrico, che genera una fetta cospicua di energia da fonti rinnovabili, ma che soffre e soffrirà sempre di più per l’estensione dei periodi di siccità. In Italia, la produzione è garantita da 4.509 impianti (dato ufficiale Terna al 31/12/2020). In questi ultimi decenni c’è stato un notevole incremento di impianti, passando dai 2249 del 2009 al quasi raddoppio di questi ultimi anni. Tale aumento considerevole degli impianti è dovuto alla diffusione del cosiddetto mini-idroelettrico, favorito dagli incentivi per la loro installazione.
I PROSSIMI PASSI
L’obiettivo prioritario è quello di raggiungere emissioni nette di CO2 zero entro il 2050 per rispettare l’Accordo di Parigi sul clima, scrive il Wwf nel report. Oltre a una massiccia e rapida decarbonizzazione, vanno spinti i progetti ispirati alle soluzioni basate sulla natura con la protezione, il ripristino e la gestione sostenibile dei serbatoi naturali di carbonio.
“È necessario aumentare la consapevolezza a un uso sostenibile dell’acqua”, afferma l’associazione ambientalista. “Gli italiani ne consumano ancora troppa: sono fra i primi in Europa per il consumo medio quotidiano di acqua. Se pensiamo, infatti, che 50 litri sono il quantitativo minimo vitale giornaliero, certamente potremo ridurre gli attuali circa 230 litri medi al giorno pro capite, facendo più attenzione agli usi e agli sprechi”.
(Photo credits: ©-Jargen-Freund WWF)