Accordo Ue su target qualità dell’aria al 2030. Per la pianura Padana possibile deroga di 10 anni
Limiti più che dimezzati per le polveri sottili. Compare il diritto al risarcimento. Al Nord Italia potrà essere concesso più tempo a causa delle “specifiche condizioni climatiche e orografiche”.
Mentre il ristagno d’aria e la mancanza di piogge hanno fatto schizzare verso l’alto i valori d’inquinamento dell’aria delle principali città della pianura Padana, da Bruxelles arriva la stretta sui target di qualità dell’aria in vista dell’obiettivo ‘inquinamento zero’ per il 2050. Ma secondo l’accordo politico raggiunto dal Consiglio dell’Ue e dall’Eurocamera – che punta a dimezzare le sostanze più inquinanti entro il 2030 – al Nord Italia potrà essere concesso più tempo: dieci anni in più, a causa delle “specifiche condizioni climatiche e orografiche”.
Le nuove norme stabiliscono limiti e valori obiettivo più severi per diversi inquinanti, che si avvicinano alle linee guida più recenti dettate dall’Organizzazione Mondiale della Sanità ( Oms ). Particelle fini e particolati, il biossido di azoto (NO2) e il biossido di zolfo (SO2) . Per i due inquinanti più dannosi sulla salute umana, PM2,5 e NO2, i valori limite annuali dovranno essere più che dimezzati entro la fine del decennio, passando rispettivamente da 25 µg/m³ a 10 µg/m³ e da 40 µg/m³ a 20 µg/m³. Al termine di una polemica – soprattutto italiana – lunga oltre un anno, da quando la Commissione propose la revisione delle norme Ue sulla qualità dell’aria nell’ottobre 2022, l’accordo provvisorio prevede che gli Stati membri abbiano la possibilità di richiedere, entro il 31 gennaio 2029 e per ragioni specifiche e a rigorose condizioni, un rinvio del termine per il raggiungimento dei nuovi valori limite.
Fino al 1 gennaio 2040 per le zone in cui il rispetto della direttiva entro il 2030 sarebbe “irrealizzabile a causa di specifiche condizioni climatiche e orografiche” o dove le riduzioni possono essere raggiunte “solo con un impatto significativo sui sistemi di riscaldamento domestico esistenti”, fino al 1° gennaio 2035 – con possibilità di proroga per altri due anni – se le proiezioni mostreranno che i valori limite non possono essere raggiunti entro il termine di raggiungimento. Per richiedere queste deroghe, gli Stati membri dovranno dimostrare nei loro piani per la qualità dell’aria che il superamento dei valori sarà mantenuto il più breve tempo possibile e che i nuovi obiettivi saranno effettivamente raggiunti entro la fine del periodo. Oltre a questi piani, richiesti per i Paesi dell’Ue che superano i limiti, tutti gli Stati membri dovranno creare, entro il 31 dicembre 2028, delle tabelle di marcia che definiscano le misure a breve e a lungo termine per conformarsi ai nuovi standard entro il 2030. Standard che saranno rivisti entro la fine del decennio, e in seguito ogni cinque anni, riallineandosi a possibili nuove linee guida indicate dall’Oms.
I colegislatori dell’Ue hanno inoltre concordato di rendere comparabili, chiari e disponibili al pubblico gli indici di qualità dell’aria attualmente frammentati in tutta l’Ue, che permetteranno di condividere informazioni sui sintomi associati ai picchi di inquinamento atmosferico e sui rischi per la salute associati a ciascun inquinante, comprese informazioni personalizzate per i gruppi più vulnerabili. Ai cittadini e alle Ong dovrà essere garantito l’accesso alla giustizia per contestare l’eventuale negligenza degli Stati membri. Ma soprattutto, chiunque abbia subito danni alla salute a causa della violazione delle nuove norme avrà diritto a un risarcimento. L’inquinamento atmosferico continua a essere la prima causa ambientale di morte precoce nell’Ue, con circa 300 mila decessi prematuri all’anno . “Ogni anno l’inquinamento atmosferico miete un tributo inammissibile in tutta Europa. L’accordo di oggi segna un allontanamento dagli standard di qualità dell’aria obsoleti, alcuni dei quali risalgono a 15-20 anni fa”, ha commentato il relatore della proposta per l’Eurocamera, il socialista spagnolo Javi López.
A beneficiare dei nuovi standard sarebbe più di tutti la salute dei cittadini di Veneto, Lombardia e Piemonte, tra le regioni più inquinate d’Europa: “Dimezzare entro il 2030 le polveri sottili PM2,5 e biossido di azoto è un obiettivo che se raggiunto ci permetterebbe di ridurre di almeno il 55 per cento le vittime causate da problemi respiratori”, ha ricordato l’eurodeputata del Movimento 5 Stelle, Maria Angela Danzì , sottolineando però la preoccupazione per “la flessibilità concessa agli Stati membri e di conseguenza alle Regioni interessate”. Secondo Danzì il governo italiano non dovrebbe fare ricorso alla deroga fino al 2040. Ma i governatori del Nord Italia la pensano diversamente: le allarmanti violazioni dei limiti di sostanze inquinanti registrate negli ultimi giorni nelle principali città della val Padana “non sono sulle quantità immesse”, ma “sul fatto che si superano i giorni di inquinamento determinati dallo stazionamento dell’aria”, ha evidenziato ancora questa mattina il presidente della Lombardia, Attilio Fontana. Le Regioni, secondo Fontana, stanno facendo il possibile e già da anni la quantità di particolati rilasciata nell’aria è in “costante diminuzione”, ma ci sono delle ragioni “che esulano dalle nostra possibilità, determinate dal fatto che purtroppo la pianura padana è una conca all’interno della quale non si crea un ricircolo di aria”. Insomma, come aveva denunciato già a maggio 2023 – nel bel mezzo delle negoziazioni tra gli Stati membri – non si può essere ritenuti responsabili “del fatto di vivere in Pianura padana”. Ma nemmeno continuare ad ammalarsi.