Le Nazioni Unite hanno approvato l’avvio dei negoziati per un trattato internazionale ‘giuridicamente vincolante’ contro l’inquinamento da plastica, un passo avanti descritto come storico nella lotta contro un flagello che minaccia la biodiversità globale. L’Assemblea delle Nazioni Unite per l’ambiente, il massimo organo internazionale su questi temi, riunitasi nella capitale del Kenya Nairobi, ha adottato una mozione che istituisce un ‘Comitato intergovernativo per i negoziati’ incaricato di elaborare un testo entro il 2024. “Non ho obiezioni, è così deciso”, ha detto tra gli applausi il ministro dell’Ambiente norvegese Espen Barth Eide, che ha presieduto l’Assemblea.
Il mandato copre uno spettro molto ampio di argomenti che tengono conto “dell’intero ciclo di vita della plastica”, dalla produzione e utilizzo “sostenibili” alla gestione, al riutilizzo o al riciclaggio dei rifiuti. Comprende l’inquinamento terrestre e marino, dovuto a plastica e microplastica, causato dal loro uso o dal degrado dei rifiuti di questi prodotti a base di idrocarburi fossili e responsabili, secondo l’Ocse, di quasi il 3,5% delle emissioni di gas serra.
I negoziati dovrebbero inoltre concentrarsi sulla definizione di obiettivi e sulla definizione di misure che possano essere “vincolanti” o “volontarie” a livello globale. Il trattato potrà anche prevedere piani di controllo nazionali, tenendo conto delle “circostanze” specifiche dei diversi Paesi. Il mandato prevede inoltre lo sviluppo di meccanismi per il monitoraggio dell’attuazione degli obiettivi e il finanziamento dei paesi poveri. Il testo raccomanda inoltre di “incoraggiare l’azione di tutte le parti interessate, compreso il settore privato”.
Il comitato dovrebbe iniziare i suoi lavori nella seconda metà del 2022, dopo un primo incontro preparatorio, con “l’ambizione di completare i suoi lavori entro la fine del 2024”. Nel 2019 sono state prodotte circa 460 milioni di tonnellate di plastica nel mondo, generando 353 milioni di tonnellate di rifiuti, di cui attualmente meno del 10% viene riciclato e il 22% viene abbandonato in discariche abusive, bruciato all’aperto o rilasciato nell’ambiente, secondo le ultime stime dell’Ocse.