Integratori di alghe per limitare le emissioni di metano da parte delle mucche. Una sfida che stanno affrontando i supermercati Morrisons e la Queen’s University Belfast nell’ambito di un progetto di ricerca della durata di tre anni, dedicato proprio allo studio delle alghe come inibitori del metano proveniente dal bestiame, uno dei fattori che contribuisce al riscaldamento globale. “Stiamo concludendo le prove di laboratorio e passeremo alle prove commerciali a settembre“, ha detto all’Afp un portavoce dei supermercati britannici. Le alghe saranno acquistate da pescatori britannici che già riforniscono la catena di distribuzione.
Dai primi risultati della ricerca è emerso che le mucche emettevano l’82% in meno di metano quando una piccola quantità di alghe rosse veniva aggiunta al mangime. Un risultato simile a quello ottenuto lo scorso anno dall’Università della California. Alcuni scienziati scozzesi stanno conducendo uno studio analogo con le pecore di un’isola dell’arcipelago delle Orcadi.
La flatulenza e l’eruttazione dei bovini, infatti, emettono metano, un gas serra circa 30 volte più potente della CO2, e l’intero settore agricolo è uno dei maggiori emettitori di gas serra. Secondo la Fao, il settore della carne rappresenta il 14,5% delle emissioni di origine umana, senza contare la deforestazione o gli sprechi legati alla lavorazione del prodotto.
In Nuova Zelanda, intanto, è stata presentata una proposta di legge per “tassare” le flatulenze di mucche e pecore. Un’imposta da addebitare agli agricoltori che allevano questi animali. In questo territorio vivono circa 10 milione di mucche e 26 milioni di pecore e l’agricoltura è responsabile della metà delle emissioni totali di gas serra. Il piano potrebbe partire già nel 2025 e comprende anche incentivi economici per gli allevatori in grado di ridurre le emissioni.
(Photo credits: LIONEL BONAVENTURE / AFP)