Solidarietà o morte. Gli effetti devastanti del riscaldamento globale non lasciano altra scelta se non quella tra un patto di cooperazione e il “suicidio di massa“. Non usa mezzi termini Antonio Guterres, segretario generale dell’Onu, aprendo la Cop27, la conferenza sul clima di Sharm el-Sheikh, in Egitto.
“Viaggiamo sull’autostrada per l’inferno climatico, con il piede ancora sull’acceleratore“, tuona. E il peggio, denuncia, è che “stiamo perdendo” la “lotta della nostra vita“.
Quasi 100 i capi di Stato presenti, due i grandi, giganteschi assenti: la Cina e l’India. Non c’è molto tempo. Bisogna fare pressione sui Paesi ancora troppo permissivi, nonostante le “difficoltà multiple” che assorbono il mondo: la guerra in Ucraina, la crisi energetica e alimentare, il ritorno dell’inflazione, la minaccia di recessione. Il premier spagnolo, Pedro Sanchez, chiede che il conflitto non diventi una scusa per fare passi indietro sull’ambiente: “Questa guerra deve portarci a rafforzare la transizione energetica, dobbiamo dare un nuovo slancio anche alla protezione del clima con misure all’altezza. Abbiamo il dovere morale di agire con determinazione“.
Per Guterres, “una finestra di opportunità resta aperta, ma la luce è labile. La lotta globale al cambiamento climatico sarà vinta o persa in questo decennio critico e quelli che rinunciano a combatterla perderanno sicuramente”, avverte. Quello che chiede è un patto storico tra le economie sviluppate e quelle emergenti, un ‘patto di solidarietà’ per il clima che garantisca “uno sforzo maggiore delle economie per ridurre le emissioni e rimanere in linea con l’obiettivo dei 1,5° C, con il sostegno alle economie emergenti ad accelerare la transizione”.
“Non c’è più tempo per esitare, ogni governo deve agire, deve sfruttare tutte le sue capacità per trovare una soluzione“, gli fa eco il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi, che ospita il vertice. “Ci sono le basi, ma serve una volontà forte per raggiungere gli obiettivi che il mondo desidera e fermare il surriscaldamento“. Persino lo scettico neo-premier britannico, il conservatore Rishi Sunak, che inizialmente aveva annunciato che non avrebbe preso parte all’incontro, nel suo intervento chiede unità: “Possiamo fare della lotta per clima un modo per creare nuovi posti di lavoro e per rendere più verde il nostro pianeta. Abbiamo una causa comune, c’è spazio per la speranza“.
Gli impegni presi dai Paesi sono però molto lontani dagli obiettivi dell’Accordo di Parigi del 2015, contenere il riscaldamento globale “significativamente” al di sotto dei 2°C rispetto all’era preindustriale e, se possibile, a 1,5°C. Secondo le Nazioni Unite, se gli obiettivi nazionali fossero rispettati a pieno, nella migliore delle ipotesi lascerebbero il mondo su una traiettoria di +2,4°C entro la fine del secolo, ma si rischia un +2,8°C.
Il cancelliere tedesco, Olaf Scholz, mette in chiaro che “la rinuncia alle fonti fossili è un obbligo in primis in termini di sicurezza” e chiede che si raggiunga un “accordo complessivo“: “I Paesi più toccati dai cambiamenti climatici meritano la solidarietà internazionale, dobbiamo aumentare il sostegno finanziario alla biodiversità“, esorta il leader della Germania, ricordando che “abbiamo stabilito delle ambizioni, ma ora servono misure“. Anche l’Italia, dal canto suo, “nonostante uno scenario internazionale molto complesso, già colpito dalla pandemia e ulteriormente sconvolto dall’aggressione russa all’Ucraina, rimane fortemente impegnata a perseguire il proprio percorso di decarbonizzazione“, assicura la premier Giorgia Meloni. E fa sapere che il Paese ha anche “aumentato in modo significativo” il suo contributo per il clima: “Abbiamo quasi triplicato il nostro impegno finanziario“.
Sulla lotta al climate change pesano le nuove tensioni tra Stati Uniti e Cina, due tra i maggiori inquinatori del mondo. Joe Biden e Xi Jinping non si incontreranno a Sharm el-Sheikh, ma dovrebbero incontrarsi la prossima settimana a Bali, in occasione del G20. “Le due più grandi economie del mondo, gli Stati Uniti e la Cina devono assumersi le loro responsabilità“, afferma Guterres. Il presidente francese Emmanuel Macron si impegna a “fare pressione” perché paghino la loro “quota” per aiutare i Paesi più poveri ad affrontare il cambiamento climatico: “È necessario che siano davvero a bordo“, perché gli europei sono “gli unici a pagare“, rivendica. Sul fronte internazionale l’Unione europea continua a investire “nelle energie del futuro con Global Gateway. Lavoriamo con partner per l’adattamento climatico e per aiutare a ripristinare le nostre foreste e forniamo il più grande contributo ai finanziamenti per il clima: 23 miliardi di euro nel 2021“, sottolinea la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, in un tweet.
ll vertice si svolge sotto stretta sorveglianza e, secondo l’ONG Human Rights Watch, sono decine gli arresti delle autorità egiziane di attivisti che tentavano di manifestare a margine. Il simbolo del movimento per il clima, Greta Thunberg, ha persino rinunciato a partecipare, bollando il vertice come “greenwashing“.