La crisi dell’energia e dei prezzi trainata dalla guerra di Russia in Ucraina sia un punto di svolta nella lotta ai cambiamenti climatici. Nel suo intervento alla sessione plenaria della Cop27 di Sharm el-Sheikh, Ursula von der Leyen a nome dell’Unione europea ha incalzato i quasi 100 leader mondiali presenti in Egitto alla Conferenza sul clima delle Nazioni Unite ad alzare le ambizioni globali sul clima e in termini di riduzione delle emissioni di gas serra.
Fare meglio e farlo più in fretta. “La crisi globale dei combustibili fossili deve cambiare le carte in tavola”, ha avvertito la presidente della Commissione europea, raccogliendo l’appello di ieri del segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, a “non prendere l’autostrada per l’inferno, ma guadagnamoci un biglietto pulito per il paradiso”. Dal canto suo, l’Unione europea – che conta ‘appena’ l’8% delle emissioni su scala globale – sta già mantenendo la rotta tracciata per la neutralità climatica al 2050, attraverso l’attuazione del pacchetto legislativo ‘Fit for 55’, presentato a luglio 2021 con l’idea di abbattere le emissioni di gas serra del 55% (rispetto ai livelli del 1990) entro il 2030, come tappa intermedia per il target ‘zero emissioni’ entro metà secolo.
La leader tedesca ha rivendicato che l’Ue “sta mettendo in atto il quadro legislativo più ambizioso al mondo”, insistendo affinché tutti “i principali emettitori aumentino le proprie ambizioni” e facciano altrettanto. Non li cita direttamente, ma il riferimento è soprattutto alla Cina, gli Stati Uniti e l’India, che rispettivamente rappresentano il 28% delle emissioni globali di gas serra, il 14% e il 7%. Se prima della fine del secolo scorso la maggior parte delle emissioni veniva prodotta da Stati Uniti e Europa, oggi le cose stanno cambiando e si assiste a un aumento significativo delle emissioni prodotte in altre parti del mondo, come Asia e soprattutto Cina.
Non c’è dubbio che questa crisi abbia rafforzato ulteriormente la determinazione dell’Unione europea a lottare contro il cambiamento climatico. “Siamo e resteremo leader dell’azione per il clima, siamo determinati ad accelerare, siamo determinati a proteggere l’ambiente”, ha sottolineato anche il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ribadendo che la Russia ha scelto di usare l’energia come arma di destabilizzazione di massa, “direttamente sull’Europa e sui mercati energetici mondiali, e allo stesso modo il Cremlino ha scelto di usare prodotti alimentari e fertilizzanti”.
Per l’Europa la risposta ai cambiamenti climatici e alla dipendenza energetica dalla Russia si chiama ‘REPowerEU’, il piano da potenziali 300 miliardi di euro varato a maggio per affrancare l’Unione europea combustibili fossili importati da Mosca. Un piano per l’indipendenza energetica che dovrebbe passare anche dallo “sviluppo massiccio delle energie rinnovabili”, ha sottolineato von der Leyen. Secondo le indicazioni della presidente dell’esecutivo comunitario, la capacità rinnovabile aggiuntiva dell’UE è destinata a più che raddoppiare quest’anno, fino a 50 Gigawatt, con la prospettiva di stabilire il prossimo anno un nuovo record assoluto di oltre 100 GW, se pure a condizione di produrne di più.
Solare, eolico ma non solo. L’Europa guarda soprattutto all’idrogeno ‘verde’ per la decarbonizzazione dei settori industriali difficili da decarbonizzare, come il siderurgico. E guarda soprattutto al Sud del mondo che “ha risorse in abbondanza, ma dobbiamo fare squadra”. Per questo a margine dei lavori in corso della Cop27, l’Unione europea ha firmato nuovi partenariati con Egitto, Namibia e Kazakistan. Idrogeno, materie prime e batterie: sono queste le tre aree di cooperazione su cui Bruxelles ha avviato nelle ultime ore il dialogo con i Paesi dell’Africa e dell’Asia, per arrivare a sviluppare una catena del valore strategica per le materie prime critiche e per l’idrogeno necessarie alle transizioni gemelle, verde e digitale. Materie come il litio e il cobalto servono a produrre batterie e motori elettrici e le materie critiche a costruire le turbine eoliche (con magneti in terre rare) e i semiconduttori (polisilicio).
I memorandum di intesa siglati tra ieri e oggi con Namibia e Kazakistan, ancora molto vaghi sui contenuti del partenariato, riassumono bene le preoccupazioni dell’Ue sull’approvvigionamento di materie prime, stando però attenti a non sostituire le vecchie dipendenze (dalla Russia) con quelle nuove. Bruxelles sta lavorando a una proposta legislativa sulle materie prime critiche da presentare ai governi entro il primo trimestre del prossimo anno, tra gennaio e marzo 2023.