Allarme Legambiente: 32% acque marine e lacustri oltre limiti di legge

Inquinato o fortemente inquinato quasi un campione su tre prelevato e sottoposto ad analisi microbiologiche in 18 regioni e 37 laghi italiani. Il 55% dei punti critici si concentra in foci di fiumi, canali e torrenti

Quasi un punto su tre, il 32% dei campioni prelevati nelle acque costiere e lacustri del Belpaese, è risultato oltre i limiti di legge: questo il bilancio complessivo di Goletta Verde e Goletta dei Laghi 2022, le due campagne itineranti di Legambiente realizzate con le partnership principali di CONOU, Novamont, ANEV e Renexia, la partnership di AIPE e la media partnership di Nuova Ecologia. Il monitoraggio scientifico, quest’anno, ha interessato 18 regioni e 37 laghi italiani. Oltre 200 i volontari dell’associazione ambientalista che, dal 20 giugno al 1° agosto, hanno prelevato 387 campioni d’acqua, sottoposti poi ad analisi microbiologiche, di cui 124 risultati oltre i limiti di legge. Indagata, come di consueto, la concentrazione nelle acque di parametri di tipo microbiologico, quali Enterococchi intestinali ed Escherichia coli.

Sorvegliati speciali, anche in questa stagione, foci di fiumi, canali e torrenti, i principali veicoli con cui l’inquinamento causato da cattiva depurazione o scarichi illegali arriva al mare e nei laghi: dei 188 ‘punti critici’ di questa tipologia monitorati da Legambiente (sui 387 complessivi), ben il 55% (103) è risultato oltre i limiti di legge. Nei restanti 199 punti campionati a mare o nelle acque lacustri, invece, i valori rilevati hanno superato il limite di legge soltanto in 21 casi (l’11%).

I parametri indagati dalle Golette sono microbiologici (Enterococchi intestinali, Escherichia coli): vengono considerati come ‘inquinati’ i campioni in cui almeno uno dei due parametri supera il valore limite previsto dalla normativa sulle acque di balneazione vigente in Italia (Dlgs 116/2008 e decreto attuativo del 30 marzo 2010); ‘fortemente inquinati’ quelli in cui i limiti vengono superati per più del doppio del valore normativo. Il 31% dei punti campionati da Goletta Verde nei mari italiani (83 su 261) ha restituito valori oltre i limiti di legge. In media, un punto inquinato ogni 91 km di costa. Oltre i limiti di legge, in particolare, il 55% delle foci campionate, il 42% delle quali è risultato ‘fortemente inquinato’ secondo il giudizio del programma scientifico della Goletta Verde. Una dimostrazione, sottolinea Legambiente, del fatto che i pericoli di una cattiva o assente depurazione sono la principale minaccia per la salute dei nostri mari e che c’è ancora molto da fare per recuperare il deficit impiantistico e della rete fognaria.

Oltre i limiti di legge stabiliti per le acque lacustri, invece, il 33% dei punti campionati dalla Goletta dei Laghi, ossia 42 su 126 prelievi eseguiti in 37 laghi e distribuiti in 11 diverse regioni italiane. Il 53% dei prelievi eseguiti presso foci, canali e punti critici (32 punti campionati su 60) è risultato oltre i limiti di legge consentiti per le acque superficiali e interne. Ancora una volta, dunque, a risultare maggiormente compromessi sono corsi d’acqua che subiscono la recezione di scarichi abusivi non collettati o non depurati, provenienti da impianti inadeguati o guasti, su cui bisogna investire risorse per risolvere l’annoso problema della depurazione in Italia. Sono infatti ancora quattro le procedure d’infrazione comunitarie attive, due delle quali già sfociate in condanna, assegnate dall’Ue al nostro Paese per inadempienza alla Direttiva sulle acque reflue.

Ma l’Italia è in ritardo nel portare a termine i lavori necessari a uscirne, con costi stimati in ulteriori 500 milioni di euro per il periodo di non conformità 2018-2024. Cifra stimata non dissimile dalla quota di finanziamenti introdotta con il PNRR che ammonta a 600 milioni di euro (2021-2026) per rendere più efficace la depurazione delle acque reflue scaricate nel mare e nelle acque interne.
A livello europeo, intanto, si profila un aggiornamento della Direttiva sulle acque reflue, mai revisionata in 30 anni dalla sua introduzione, per affrontare le tematiche delle acque non trattate, delle sostanze pericolose e adattare le misure al cambiamento climatico. Una revisione necessaria, anche alla luce Green Deal europeo e del recente Piano d’Azione che prevede di ‘Azzerare l’inquinamento atmosferico, idrico e del suolo’. Il rischio, sottolinea però Legambiente, è che quando forse l’Italia sarà a norma con la depurazione, sarà già in ritardo con i nuovi obiettivi e parametri che nel frattempo verranno stabiliti dall’Ue e costretta a inseguire, per l’ennesima volta, l’emergenza, con il pericolo di nuovi contenziosi a livello europeo.