La terza volta di Inacio Lula da Silva come presidente della Repubblica federale del Brasile è stato certificato ieri per una manciata di voti. Jair Bolsonaro, il presidente della destra più radicale che aveva promesso di cambiare il volto del Paese, lascerà il palazzo del Planalto, a Brasilia, nelle prossime settimane. Sconfitto di misura e arrabbiatissimo. Lula, considerato il padre della Sinistra, ha vinto con i voti del centro e soprattutto del Nord Est, ovvero gli stati più poveri del Brasile, là dove il Pt, il partito dei trabalhadores, ha radici profonde.
Lula resta comunque un personaggio controverso, anche perché ha trascorso 580 giorni in carcere per corruzione e riciclaggio nell’ambito dell’inchiesta ‘Lava Jato’ che costerà l’impeachment alla presidente Dilma Rousseff. Pene e reati che verranno poi cancellati dalla prescrizione nel marzo 2021 con le decisioni prese dal Tribunale federale.
Lula ha detto che devono finire le divisioni nel ‘suo’ Brasile, soprattutto quelle di carattere sociale e ha promesso investimenti sulla sanità e sull’ambiente. Il nodo è sempre lo stesso: l’Amazzonia. Deforestazione zero viaggia di pari passo con decarbonizzazione zero, ma sarà un percorso lungo e non facile.