Il 2021 è stato un anno record. Un traguardo, però, tutt’altro che da festeggiare dal momento che a raggiungere vette mai toccate finora è stata la temperatura, arrivata a registrare picchi così elevati da mettere in pericolo l’intero ecosistema. Dalle concentrazioni di gas serra al riscaldamento di mari e oceani, le previsioni non lasciano presagire nulla di buono. Inoltre, il buco dell’ozono sopra l’Antartico nel 2021 è stato insolitamente grande e profondo, raggiungendo l’area massima di 24,8 milioni di km2, pari alle dimensioni dell’Africa. È quanto emerge dal Global Climate 2021, il rapporto sul clima dell’Organizzazione meteorologica mondiale (WMO), che contiene tutti gli indicatori legati al clima e al loro impatto sul pianeta.
Gli ultimi sette anni (2015-2021) sono stati i più caldi mai registrati, conferma il WMO. Dal Nord America al Mediterraneo si sono verificate eccezionali ondate di caldo. La Death Valley, in California, ha raggiunto i 54,4°C il 9 luglio 2021 e a Siracusa, in Sicilia, sono stati raggiunti i 48,8°C. E per l’anno 2020, il primato va anche alle concentrazioni di gas serra. La quantità di anidride carbonica nell’aria, infatti, è arrivata a 413,2 parti per milione (ppm), ovvero il 149% del livello preindustriale.
Cattive notizie anche per mari e oceani. Il rapporto Global Climate 2021 indica che negli ultimi due decenni i tassi di riscaldamento degli oceani hanno avuto un aumento significativo e che nel 2021 i primi 2000 metri di profondità hanno continuato a riscaldarsi. Come rapporto causa-effetto, per i mari si manifesta un secondo record: il livello medio è aumentato di circa 4,5 mm all’anno nel periodo 2013-2021. Si tratta di una crescita più che doppia rispetto a quella avvenuta nel periodo 1993-2002, dovuta principalmente alla perdita accelerata di massa di ghiaccio dalle calotte glaciali.
Come se non bastasse, gli oceani stanno subendo anche un abbassamento del livello di ph. Ma quali conseguenze può avere l’acidificazione degli oceani sul nostro pianeta? Come specifica il WMO nel rapporto, l’oceano assorbe circa il 23% delle emissioni annuali di CO2 di origine antropica che, reagendo con l’acqua, porta alla sua acidificazione degli oceani. Il ph basso mette a rischio gli organismi acquatici e gli ecosistemi, quindi la sicurezza alimentare, il turismo e la protezione delle coste. Quando il ph dell’oceano diminuisce, diminuisce anche la sua capacità di assorbire CO2 dall’atmosfera.
Aumenta il numero di persone che soffrono la fame. Gli effetti combinati di conflitti, eventi meteorologici estremi e shock economici, ulteriormente aggravati dalla pandemia da Covid-19, “hanno minato decenni di progressi verso il miglioramento della sicurezza alimentare a livello globale”, si legge nel documento. L’aggravarsi delle crisi umanitarie nel 2021 ha portato a un numero crescente di Paesi a rischio carestia. Del numero totale di persone sottonutrite nel 2020, più della metà vive in Asia (418 milioni) e un terzo in Africa (282 milioni).
Come ha ricordato Petteri Taalas, segretario generale di WMO, il clima sta cambiando davanti ai nostri occhi. “Il calore intrappolato dai gas serra indotti dall’uomo riscalderà il pianeta per molte generazioni a venire. L’innalzamento del livello del mare, il calore degli oceani e l’acidificazione continueranno per centinaia di anni a meno che non vengano inventati mezzi per rimuovere il carbonio dall’atmosfera. Alcuni ghiacciai hanno raggiunto il punto di non ritorno e questo avrà ripercussioni a lungo termine in un mondo in cui più di 2 miliardi di persone soffrono già di stress idrico”. Il Global Climate 2021 sarà utilizzato come documento ufficiale durante i negoziati delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, noti come COP27, che si svolgeranno in Egitto entro la fine dell’anno.