Un’emergenza sanitaria e umanitaria senza precedenti, con 1300 morti e almeno 12500 feriti. Le inondazioni monsoniche che hanno colpito il Pakistan, dopo aver distrutto intere città e villaggi ora stanno presentando un conto, forse, ancora più salato. Complessivamente sono 33 milioni le persone colpite dalla catastrofe e 633mila gli sfollati che hanno trovato rifugio nei campi. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, inoltre, sono circa 6,4 milioni coloro che “hanno un disperato bisogno di aiuti umanitari“. Non solo acqua pulita, cibo e un tetto sopra la testa, ma anche – e soprattutto – assistenza medica.
“Stiamo seguendo da vicino e con profonda preoccupazione la crisi umanitaria che sta attualmente affrontando il popolo del Pakistan a causa delle devastanti inondazioni monsoniche“, afferma Ahmed Al-Mandhari, direttore regionale dell’Oms per il Mediterraneo orientale. Prima di oggi dice “non si era mai vista in Pakistan una tale distruzione e così tanti danni” dovuti alle inondazioni, ed è “il risultato del cambiamento climatico globale a lungo termine che ha portato a condizioni meteorologiche” di questa portata.
Le strutture sanitarie colpite, spiega l’Oms, sono 1460, di cui 432 completamente distrutte e 1028 parzialmente danneggiate. L’accesso agli ospedali e agli ambulatori, ai medicinali essenziali e alle forniture mediche è limitato e quello all’acqua rappresenta un’emergenza nell’emergenza. Decine di milioni di persone sono costrette a utilizzare acqua non sicura, sia per bere sia per le necessità quotidiane, esponendosi ancora di più a malattie già circolanti nel Paese, tra dissenteria acuta, malaria, febbre dengue, tifo, morbillo e leishmaniosi. Anche altre patologie, come la poliomielite e il Covid-19, sono maggiormente a rischio di diffusione se la situazione non sarà contenuta rapidamente.
Coloro che necessitano di cure mediche continuative sono stati costretti a interromperle e decine di migliaia di persone, compresi i bambini, hanno ora bisogno di supporto psicosociale e dei servizi di salute mentale per far fronte alle enormi perdite che stanno vivendo e alla distruzione a cui stanno assistendo. L’Oms è intervenuta rapidamente per sostenere gli sforzi del governo pakistano per garantire che le persone colpite abbiano accesso ai servizi sanitari essenziali di cui hanno bisogno. “Il nostro obiettivo – spiega Ahmed Al-Mandhari – è impedire che questo disastro naturale si evolva in una complessa catastrofe di salute pubblica che si traduce in un’ulteriore inutile perdita di vite umane“. Nelle ultime settimane, è stata intensificata la sorveglianza delle malattie nelle aree colpite dalle inondazioni e sono stati forniti medicinali essenziali e kit medici a strutture e laboratori sanitari.
Le colonne mobili di assistenza sono state inviate nelle aree colpite dalle inondazioni per fornire servizi sanitari e nutrizionali per donne incinte, per le neomamme e i loro bambini e più di 4500 campi medici sono stati allestiti dal governo pakistano, dall’Oms e dai partner sanitari per garantire che le persone abbiano accesso ai servizi sanitari di base ed essenziali. Il Fondo delle Nazioni Unite per la popolazione (UNFPA) ha annunciato che almeno 128.000 donne incinte nelle aree allagate hanno urgente bisogno di assistenza. Sono almeno 42.000 quelle che dovrebbero partorire nei prossimi tre mesi.
“Mentre il Pakistan deve affrontare uno dei peggiori disastri naturali della storia recente, esorto la comunità internazionale, e in particolare gli Stati membri della regione del Mediterraneo orientale dell’Oms – è l’appello lanciato dal direttore regionale dell’Oms per il Mediterraneo orientale – a dimostrare solidarietà“. Secondo i dati forniti dal governo di Islamabad, serviranno almeno 10 miliardi di dollari per riparare i danni causati dalle inondazioni monsoniche e ricostruire le infrastrutture danneggiate.
(Photo credits: Akram SHAHID / AFP)