Era previsto, ora è stato confermato: il 2023, segnato da un lungo elenco di disastri climatici senza precedenti, è stato l’anno più caldo della storia, sfiorando per la prima volta il limite di 1,5°C di riscaldamento globale fissato dall’accordo di Parigi. Con una temperatura media di 14,98°C, il 2023 è stato di 1,48°C più caldo rispetto all’era preindustriale (1850-1900), secondo i dati diffusi dall’Osservatorio europeo Copernicus nella sua revisione annuale. Il nuovo record supera di ampio margine (0,17°C) quello precedente, seppure recente, del 2016. . Il 2023 segna quindi la prima volta che ogni giorno in un anno ha superato 1°C sopra il livello preindustriale del 1850-1900: quasi il 50% dei giorni sono stati più di 1,5°C più caldi rispetto al livello 1850-1900, e due giorni a novembre sono stati, per la prima volta, più di 2°C più caldi. Dietro questa misurazione del termometro si nasconde un lungo elenco di catastrofi climatiche, alimentate dalle emissioni di gas serra: devastanti incendi in Canada, siccità estreme nel Corno d’Africa o in Medioriente, ondate di caldo estivo senza precedenti in Europa, Stati Uniti e Cina, temperature invernali con caldo record in Australia o in Sud America, precipitazioni devastanti, uragani sempre più forti, ecc.
“Gli estremi che abbiamo osservato negli ultimi mesi forniscono una drammatica testimonianza di quanto siamo lontani dal clima in cui si è sviluppata la nostra civiltà. Ciò ha profonde conseguenze per l’Accordo di Parigi e per tutti gli sforzi umani. Se vogliamo gestire con successo il nostro portafoglio di rischi climatici, dobbiamo decarbonizzare urgentemente la nostra economia utilizzando i dati e le conoscenze sul clima per prepararci al futuro”, ha dichiarato Carlo Buontempo, Direttore del Copernicus Climate Change Service. Se i dati annuali di Copernicus risalgono al 1850, le temperature registrate nel 2023 “probabilmente superano quelle di tutti i periodi di almeno 100mila anni”, conosciuti grazie agli anelli degli alberi o alle carote di ghiaccio, ha commentato Samantha Burgess, vice capo del Copernicus Climate Change Service (C3S). “Il 2023 è stato un anno eccezionale, con i record climatici che sono caduti come tessere del domino”, ha aggiunto.
Il rapporto annuale viene pubblicato un mese dopo la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima a Dubai. La COP28, incaricata di stabilire un correttivo per salvare l’obiettivo di 1,5°C dell’accordo di Parigi, ha prodotto un accordo storico che apre la strada al progressivo abbandono dei combustibili fossili, principali cause del riscaldamento globale, nonostante le numerose concessioni ai paesi ricchi di olio e gas. “È probabile” che la soglia di 1,5°C di riscaldamento su 12 mesi consecutivi verrà misurata “a gennaio o febbraio 2024”, nonostante il freddo che sta attraversando l’Europa in questo momento, prevede Copernicus. Questa anomalia va però rilevata in media su “almeno 20 anni” per considerare che il clima globale ha raggiunto questo limite, ricorda l’osservatorio. Ma questa prospettiva si sta avvicinando: per rispettare questo limite, la riduzione delle emissioni di gas serra deve raggiungere il -43% entro il 2030 rispetto al 2019, secondo gli esperti climatici dell’IPCC. Il declino globale però non è ancora iniziato, anche se alcuni esperti annunciano che il picco delle emissioni è imminente. Secondo i dati di Copernicus, le concentrazioni atmosferiche di anidride carbonica e metano hanno continuato ad aumentare e hanno raggiunto livelli record nel 2023, raggiungendo rispettivamente 419 ppm e 1902 ppb. Le concentrazioni di anidride carbonica nel 2023 sono state superiori di 2.4 ppm rispetto al 2022 e le concentrazioni di metano sono aumentate di 11 ppb.
Il 2023, segnato dall’inizio di El Niño, fenomeno sinonimo di ulteriore riscaldamento che dovrebbe raggiungere la sua massima estensione nel 2024, ha visto otto mesi consecutivi di record mensili, da giugno a dicembre. Luglio 2023 detiene ora il record mensile di tutti i tempi, immediatamente seguito da agosto 2023. Dei quasi 30.700 giorni dal 1940, i 46 giorni più caldi sono stati misurati nel 2023, tutta l’estate scorsa, in luglio e agosto. In Europa, il 2023 è il secondo anno più caldo, dietro al 2020.
Anche gli oceani del mondo si sono surriscaldati in modo “persistente e insolito”, con record stagionali costantemente battuti da aprile. Queste temperature, senza precedenti negli ultimi nove mesi, minacciano la vita marina, aumentano l’intensità delle tempeste e riscaldano l’atmosfera. Gli eventi estremi sono particolarmente esaminati dai climatologi, dato l’importante ruolo di regolatore climatico svolto dagli oceani, che assorbono oltre il 90% del calore in eccesso causato dalle attività umane. Questo aumento ha anche l’effetto di accelerare lo scioglimento delle piattaforme di ghiaccio galleggianti della Groenlandia e dell’Antartide, cruciali per trattenere l’acqua dolce dai ghiacciai e prevenire un massiccio aumento del livello degli oceani. Il ghiaccio marino antartico ha infatti raggiunto livelli minimi record per otto mesi dell’anno scorso.