
Forti piogge e temperature più basse al Nord in queste ore, ma i danni del caldo dei giorni scorsi non si cancellano con un temporale. Senza contare che nel resto d’Italia il Solleone la fa ancora da padrone. Le ondate di temperature estreme che stanno interessando l’Italia nelle ultime settimane stanno mettendo a dura prova l’agricoltura e gli allevamenti, con effetti immediati sulla produzione di ortaggi, frutta e latte. Secondo Coldiretti, le temperature elevate stanno compromettendo la resa delle colture e costringendo gli agricoltori a fermare le attività di raccolta nelle ore centrali della giornata. La siccità, particolarmente grave al Sud, aggrava ulteriormente una situazione già critica.
Tra il 2022 e il 2024, i danni causati dai cambiamenti climatici al settore agricolo hanno raggiunto una media di 7 miliardi di euro all’anno. E le prospettive non sono incoraggianti: secondo un’analisi Coldiretti su stime Thea, senza interventi strutturali – come un piano invasi nazionale per la gestione dell’acqua – le perdite annue potrebbero triplicare entro il 2050, arrivando a 21 miliardi. Gli effetti si fanno sentire anche sugli allevamenti. In una stalla da 500 capi, la spesa mensile è aumentata fino a 3.000 euro per garantire il benessere animale, tra bollette energetiche raddoppiate per ventilatori e nebulizzatori, e maggiori consumi d’acqua. Il caldo provoca anche un calo medio del 10% nella produzione di latte, che in alcuni casi arriva fino al 30%, generando una perdita complessiva di oltre 2 milioni di euro al giorno per gli allevatori italiani.
Il quadro regionale evidenzia un’emergenza diffusa. In Lombardia si registra un calo nella produzione di latte fino al 15%, con un impatto di 1,8 milioni di litri al giorno. In Piemonte si anticipano le maturazioni di grano, orzo, pomodoro e uva di 10-15 giorni, mentre nel Cuneese le pere cadono precocemente a causa del clima anomalo. In Toscana, in Maremma, i meloni sono “bruciati” dal sole e invendibili, con danni anche a pomodori, angurie, patate e insalate. In Sardegna, nella Nurra, le irrigazioni sono state sospese per colture fondamentali come erba medica, angurie, meloni e mais, causando gravi difficoltà anche per l’alimentazione degli animali, tra pozzi a secco e abbeveraggi compromessi. In Puglia la siccità ha ridotto la produzione di uova, latte e miele, con un crollo del foraggio e un deficit negli invasi di oltre 164 milioni di metri cubi. In Sicilia occidentale si registra irrigazione a singhiozzo e si teme l’insorgere della peronospora nei vigneti. Molise, Friuli Venezia Giulia, Calabria e altre regioni lamentano cali nella produzione di latte. Nelle Marche si segnalano attacchi di cavallette e riduzioni nei raccolti di avena e orzo. In Basilicata, lo stress idrico colpisce le piantine di pomodoro e provoca la caduta precoce di albicocche, pesche e agrumi. In Emilia-Romagna, la grandine ha devastato fino all’80% delle colture nel Forlivese. Nel Lazio, la cimice asiatica infesta i noccioleti del Viterbese. In Abruzzo, la Piana del Fucino è stata colpita da grandinate e nubifragi che hanno distrutto interi campi di cipolle, finocchi e insalate, con le patate a rischio asfissia.
“C’è un innalzamento della temperatura media, ma se questa non va su livelli eccessivi di per sé potrebbe modificare la stagionalità delle coltura. Il vero problema è che ci sono cambiamenti climatici troppo repentini. E’ il numero di eventi straordinari, dalla siccità alle grandinate, il tema”, spiega a GEA Francesco Giardina, direttore di Coldiretti Bio. “Stanno già cambiando le colture. L’olivo raggiunge quote che prima non c’erano, in Sicilia l’avocado sta diventando un prodotto ‘nostro’. Anche le banane stanno avendo una loro fruttificazione, cosa impensabile fino a poco tempo fa. Il clima cambiato – aggiunge Giardina – porta poi gli agricoltori a fare molta attenzione nell’utilizzo dell’acqua e a scegliere colture che necessitano di meno acqua. Quindi meno cocomeri e meloni, ad esempio”. Per i cambiamenti climatici inoltre “diventa sempre più costoso produrre, considerando l’importanza dell’acqua. Altro elemento è che con questi cambiamenti climatici abbiamo insetti alieni che prima non avevamo. Tutto ciò mette a rischio le nostre produzioni tipiche”, sottolinea Giardina a GEA. Che fare? “Servono contributi mirati per agire sull’acqua col piano Invasi, e sulla difesa fito-sanitaria con reti anti-insetto, ma il tema centrale è far capire il valore del cibo. Non possiamo considerare il cibo come qualcosa di residuale: spendere qualcosa in più per colture di stagione e produzioni locali serve per aiutare aziende che sono in condizioni critiche”, conclude il direttore di Coldiretti Bio.