La transizione energetica sarà un buon affare per i consumatori italiani. È quanto emerge da uno studio di Elemens, presentato all’evento inaugurale di Key Energy, la manifestazione per le energie rinnovabili di Italian Exhibition Group, che si svolge a Rimini, nell’ambito di Ecomondo. La ricerca mette in luce come lo sviluppo delle rinnovabili genererà per i consumatori 24 miliardi di euro di benefici al 2030, dovuti principalmente alla riduzione del prezzo di borsa dell’energia elettrica.
Attraverso il disaccoppiamento del valore dell’energia prodotta da rinnovabili e da gas, sarà poi possibile generare ulteriori benefici per il consumatore: leve del cambiamento saranno le aste per le rinnovabili, i sistemi di autoconsumo, le Energy Communities e i Power Purchase Agreement. Secondo lo studio, se venissero autorizzati i progetti eolici e fotovoltaici oggi in sviluppo, sarebbero più che sufficienti a realizzare l’incremento di capacità atteso al 2030. Per raggiungere effettivamente gli obiettivi occorre però affrontare le attuali criticità, che impattano soprattutto sul tasso di successo dei procedimenti autorizzativi.
Rispetto ad oggi, alla fine del decennio, il mix di produzione elettrico risulterebbe in questo modo molto più spostato su fonti come eolico e fotovoltaico (+123 TWh rispetto all’anno 2021, a fronte di una riduzione dei volumi prodotti da impianti a gas di 65 TWh rispetto al 2021), che garantiscono costi di generazione assai inferiori a quello di produzione di energia elettrica da impianti a gas, anche ipotizzando un costo del gas naturale pari ad un terzo di quello finora registrato nel corso dell’anno 2022.
L’analisi di Elemens rivela inoltre che la capacità aggregata degli impianti eolici onshore (terrestri) e offshore (in mare) e degli impianti fotovoltaici di grande taglia in corso di sviluppo è già ampiamente superiore all’incremento necessario a raggiungere la produzione addizionale delineata dallo scenario 2030, mentre il potenziale del fotovoltaico di piccola taglia “è nettamente superiore alla crescita prevista dallo scenario“. Questo – è è il ragionamento – è senz’altro un segnale dell’altissimo livello di investimenti realizzati nel settore ma, dietro ai numeri, “persistono alcune criticità che dovranno essere presto affrontate per raggiungere effettivamente gli obiettivi al 2030“.
Negli ultimi mesi, poi, i target di sviluppo delle rinnovabili sono diventati sempre più ambiziosi, anche alla luce del pacchetto Repower EU approvato dalla Commissione Europea. In Italia, l’ex ministro Roberto Cingolani aveva ricordato la necessità di arrivare al 72% nel 2030 per raggiungere i target di riduzione delle emissioni. Rispetto alle valutazioni precedenti, anche il nuovo scenario istituzionale ‘Fit for 55’ al 2030 delinea una crescita ancora più netta delle rinnovabili elettriche, che raggiungerebbero il 65% del mix elettrico italiano. Non solo: anche con un costo del gas pari ad un terzo di quello attuale, la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili rimarrebbe estremamente più competitiva, ma per la decarbonizzazione bisogna valutare anche i costi di integrazione delle rinnovabili nel sistema, rappresentato da ingenti investimenti nelle reti e nei sistemi di accumulo.