Da Bruxelles a discutere di energia a Sharm El-Sheikh per parlare di clima e lotta ai cambiamenti climatici. Dopo l’incontro con i vertici comunitari nella capitale europea di questa settimana, per la premier Giorgia Meloni è il momento di confrontarsi anche sul piano internazionale con quella che è considerata la sfida più grande di oggi e domani: la crisi del clima. Lunedì e martedì la presidente del Consiglio si confronterà con gli altri leader mondiali (saranno circa un centinaio) al Vertice dei capi di Stato e governo che aprirà formalmente il confronto alla Cop27, la Conferenza delle Nazioni Unite sul clima in programma dal 6 al 18 novembre in Egitto. Il più importante appuntamento internazionale sul clima in cui anche l’Unione europea punterà a sottoscrivere un accordo ambizioso nel contrasto globale ai cambiamenti climatici.
Sul fronte europeo sarà la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, a prendere parte al Summit dei leader, mentre a partire dalla settimana successiva, dal 14 al 18 novembre, l’Ue sarà rappresentata da una squadra negoziale di quattro commissari competenti: il vicepresidente esecutivo per il Green Deal, Frans Timmermans, guiderà il gruppo negoziale dell’UE, mentre agli eventi collaterali della Conferenza parteciperanno anche la commissaria per l’Energia, Kadri Simson, Virginijus Sinkevičius per l’Ambiente e Janusz Wojciechowski, per l’agricoltura.
Von der Leyen porterà in Egitto il mandato negoziale dell’Ue, concordato dai ministri dell’ambiente, che tra le altre cose prevede di dar vita a un programma di lavoro sulla mitigazione dei cambiamenti climatici, maggiore impegno delle parti sulla riduzione graduale dell’uso del carbone e del metano e stop ai sussidi ai combustibili fossili. Il mandato di Bruxelles parla anche di alzare gli impegni in questo che viene considerato un “decennio critico” per invertire la rotta. E si dice pronta ad aumentare ulteriormente il proprio contributo determinato a livello nazionale (NDC), in altre parole il piano d’azione per il clima e le strategie da mettere in atto per incontrare gli obiettivi sul clima, in base a come andranno i negoziati in corso sul ‘Fit for 55’, l’ambizioso pacchetto sul clima varato a luglio 2021 per abbattere le emissioni del 55% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 1990), come tappa intermedia per la neutralità climatica al 2050.
Von der Leyen parteciperà martedì a una tavola rotonda dei leader sugli investimenti nel futuro dell’energia, ed è previsto che firmi una serie di dichiarazioni bilaterali con diversi partner globali, con particolare attenzione ai partenariati forestali e climatici e alla transizione verso l’energia pulita attraverso l’idrogeno. Sul fronte della mitigazione e all’adattamento ai cambiamenti climatici, l’Ue punterà a trovare soluzioni comuni con gli altri partner globali sulle perdite e i danni dovuti ai cambiamenti climatici, e soddisfare in coordinamento con i Paesi più ricchi le esigenze dei Paesi vulnerabili di tutto il mondo nell’affrontare gli effetti del cambiamento climatico.
Focus anche sui finanziamenti per il clima, l’Ue si impegnerà ad aumentare i propri contributi e raggiungere l’obiettivo collettivo di 100 miliardi di dollari entro il prossimo anno e il raddoppio dei finanziamenti per l’adattamento entro il 2025 rispetto ai livelli del 2019. Alla Conferenza sul clima di Parigi, nel 2015 (quando fu siglato il celebre accordo di Parigi per mantenere la temperatura globale entro i 1,5°), è stato sottoscritto collettivamente l’obiettivo per i Paesi sviluppati di mobilitare almeno 100 miliardi di dollari all’anno, tra il 2020 e il 2025, per sostenere i paesi in via di sviluppo nella riduzione delle emissioni e nella preparazione agli impatti dei cambiamenti climatici. L’obiettivo non è stato ancora raggiunto, anche se le proiezioni indicano il 2023 come anno in cui si arriverà a farlo.
Bruxelles punta più in alto, dopo che un anno fa la Cop26 di Glasgow si era chiusa con un accordo timido sulla riduzione dell’uso del carbone per produrre energia. L’Ue rispetto alle altre potenze mondiali rappresenta appena l’8% delle emissioni globali di gas serra e quindi cerca una sponda a livello globale. Ma le potenze hanno velocità diverse anche in termini di transizione. Le grandi economie emergenti asiatiche, Cina e India in primis, ricordano spesso agli altri Paesi che sono arrivati a inquinare duecento anni dopo l’industrializzazione che ha vissuto il mondo occidentale, che ora invece gli chiede uno stop, chiedono un margine di tempo più ampio per intraprendere la via della neutralità.
“Fissare obiettivi non basta: dobbiamo passare dall’ambizione all’azione”, ammonisce il vicepresidente per il Green Deal, Frans Timmermans, assicurando che la “Commissione continuerà quindi a spingere per un’ambizione elevata nella legislazione nazionale come Fit for 55 e il ripristino della natura, nonché nel nostro impegno con altre parti in tutto il mondo”. Anche se per l’Ue è ormai sfumata l’idea di arrivare al principale appuntamento internazionale sui cambiamenti climatici con buona parte dei negoziati chiusi sul pacchetto per il clima ‘Fit for 55’, dal momento che poche ore dall’inizio della Conferenza dell’Onu, Bruxelles ha chiuso il negoziato tra co-legislatori solo su uno degli oltre 13 dossier del ‘Fit for 55’, ovvero lo stop alla vendita delle nuove auto e furgoni a combustione interna, diesel e benzina, dal 2035.