In principio fu Lush, azienda britannica fondata nel 1995 sulle ceneri della Cosmetics to go, che vendeva prodotti per corrispondenza. La sua idea di creare cosmetici “freschi, innovativi e anarchici” si è tradotta nel giro di poco tempo in una formula ‘magica’ poi replicata da decine di altri brand. Parliamo dei cosmetici solidi che permettono di risparmiare sugli imballaggi e, non contenendo acqua, di ridurre il loro ingombro e anche l’uso dei conservanti. La logica è la stessa di un sapone: un panetto di detergente per il corpo, di shampoo, di balsamo e persino di crema che promette non solo di detergere e idratare come un cosmetico tradizionale, ma di durare molto di più di un prodotto in flacone.
Le formulazioni nel tempo si sono evolute. Il ph basico tipo dei saponi (che renderebbe i capelli simili a stoppa) nei prodotti solidi di nuova generazione si è alzato, consentendo una detersione più delicata. Nelle formule hanno fatto il loro ingresso sostanze funzionali e specifiche per ogni tipologia di cute e capelli e, soprattutto, si sono moltiplicate le opportunità per i consumatori.
Tra le aziende italiane, La Saponaria, nata nel 2002 è stata la pioniera in questa nicchia, proponendo cosmetici “buoni per chi li usa e con un impatto positivo per l’ambiente e per la nostra società”. Prodotti fatti a mano, certificati, biologici, rispettosi degli animali e dell’ambiente. E, ancora, Officina Naturae (la stessa che ha ‘inventato’ l’uso domestico dell’acido citrico puro), che nel 2019 ha lanciato nuova linea CO.SO., cosmetici solidi 100% plastic free, in un’ottica di zero waste. Anche Biofficina Toscana, oltre a produrre cosmetici ecobio, ha creato alcuni detergenti solidi per corpo e capelli. Insomma, la scelta è sempre più vasta. Ma funzionano davvero?
Secondo una ricerca di Altroconsumo di maggio 2022, in cui sono stati analizzati 11 diversi shampoo solidi, “per ridurre l’impatto ambientale conta come ci laviamo i capelli” e non il prodotto scelto per farlo. L’ideale, insomma, è usare poco shampoo, ridurre la frequenza dei lavaggi e chiudere il rubinetto della doccia mentre ci insaponiamo
Alla luce dei risultati di questa ricerca, come racconta Beatrice Mautino, divulgatrice scientifica con il nickname di @divagatrice, sui suoi canali social (226mila followers solo su Instagram) “il lavoro delle aziende non può fermarsi alla produzione, ma deve anche comprendere l’educazione dei consumatori”.
Inoltre, l’indagine di Altroconsumo ha messo in luce che la durata di uno shampoo solido “generalmente non corrisponde a quella riportata dell’etichetta”, secondo la quale un panetto equivarrebbe a due flaconi. Dalla prove, invece, le due tipologie di prodotto si equivalgono. “Se poi guardiamo ai prezzi – spiega l’associazione – anche qui il confronto non stabilisce una maggiore economicità degli shampoo solidi. Considerando il prezzo medio di uno shampoo liquido (2,98 euro per 250ml) si può stimare un costo per lavaggio pari a 6 centesimi, inferiore al costo medio della maggior parte degli shampoo solidi”.
In ultimo, ma non meno importante, c’è anche la questione della piacevolezza d’uso del prodotto e dei risultati raggiunti. Dall’indagine, infatti, emerge che pettinabilità e districabilità non raggiungono risultati ottimali.
Bene, invece, sul fronte della tolleranza. Gli shampoo solidi non contengono acqua (o è in minime quantità) per cui non hanno bisogno di conservanti. “La lista degli ingredienti – scrive nella sua ricerca Altroconsumo – è più corta e le formulazioni sono più rispettose dell’ambiente, ma restano gli allergeni (amyl cinnamal, limonene…) che sono ingredienti più problematici sia per l’ambiente sia per le possibili reazioni indesiderate. Anche se lo shampoo si risciacqua e non resta a lungo a contatto con la pelle, quindi le reazioni indesiderate sono inferiori rispetto a una crema o un deodorante. Infatti, nella prova d’uso non sono stati segnalati problemi rilevanti di tollerabilità”.