Giornata della Terra: perché è indispensabile investire nel Pianeta

Per l'Earth Day 2022, dobbiamo agire (coraggiosamente), innovare (ampiamente) e creare sviluppo (equamente)

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Il 22 aprile, si celebra come ogni anno da 52 anni a questa parte la Giornata Mondiale della Terra (Earth Day), promossa dalle Nazioni Unite e ‘onorata’ in circa 150 Paesi del Mondo. Il tema delle celebrazioni di quest’anno è ‘Investire nel nostro Pianeta’. Il miglior investimento possibile, potremmo aggiungere.

Questa celebrazione affonda le sue radici fino al 1969, quando nella conferenza Unesco di San Francisco, l’attivista John McConnell propose di onorare il Pianeta su cui viviamo e la pace con una giornata dedicata, in cui concentrare iniziative e manifestazioni con l’obiettivo di mettere a fuoco i (molti) drammi ambientali e promuovere la necessità di affrontarli per garantirci un futuro di benessere. Questa Giornata venne sancita in un Proclama firmato dal Segretario generale delle Nazioni Unite, U Thant, e dallo stesso McConnell. Da allora, l’attenzione all’ambiente è cresciuta enormemente nel mondo, ma in misura ancora maggiore sono cresciuti i problemi: tanto che gli scienziati sono arrivati ormai a implorare la politica di agire, per scongiurare conseguenze catastrofiche.

La dichiarazione che introduce alla celebrazione della Giornata della Terra 2022 è molto chiara: “Questo è il momento di cambiare tutto: il clima economico, il clima politico e il modo in cui agiamo sul clima. Ora è il momento di dare spazio all’inarrestabile coraggio di preservare e proteggere la nostra salute, le nostre famiglie e i nostri mezzi di sussistenza. Per la Giornata Mondiale della Terra 2022, dobbiamo agire (coraggiosamente), innovare (ampiamente) e creare sviluppo (equamente). Ci sarà bisogno di tutti noi. Tutti insieme. Imprese, governi e cittadini – tutti responsabilizzati e tutti responsabili. Una partnership per il Pianeta”. Poche, semplici e chiarissime parole per ribadire quanto è chiaro da tempo: abbiamo la necessità assoluta di diventare sostenibili, di non consumare risorse in maniera sconsiderata e per giunta poco efficiente. Rispettare la salute del Pianeta, ovvero fare in modo che si conservi l’equilibrio che ha permesso di preservare quelle condizioni fisiche, chimiche, biologiche che rendono possibile la vita nelle forme in cui la conosciamo e ci permettono di prosperare, è un dovere etico ma ugualmente una necessità assoluta: per noi stessi, intesi come esseri umani, e per tutte le specie che popolano la Terra (e consentono la nostra esistenza)…

Si tratta di garantire il nostro futuro, non di garantirlo al Pianeta o alla Natura che in qualche modo si adatteranno a diverse percentuali di CO2, a diverse temperature, ecc… Concetti fondamentali che gli scienziati ribadiscono da decenni, prima totalmente inascoltati, poi ascoltati (poco) e blanditi con finte soluzioni e scarso coraggio, scarsa capacità di progettare il futuro. Concetti che vengono sottolineati anche da chi studia le scienze economiche, non solo quelle ambientali. Un esempio per tutti rende evidente la situazione. Nel rapporto pubblicato il 2 maggio 2019 dal Fondo Monetario Internazionale e dal titolo ‘Global Fossil Fuel Subsidies Remain Large: An Update Based on Country-Level Estimates’ (I sussidi globali per i combustibili fossili rimangono grandi: Un aggiornamento basato su stime a livello nazionale) viene sottolineato come i sussidi pubblici – Sussidi pubblici, è bene ripeterlo e sottolinearlo – ai produttori di petrolio nel solo 2017 ammontarono a 5200 miliardi di dollari, cifra equivalente al 6,5 per cento del PIL globale. Un dato esorbitante e che stupisce la maggior parte delle persone, abituate a credere che la redditività dell’estrazione petrolifera sia immensa e quindi certamente non bisognosa di sussidi pubblici. Inoltre, sentiamo da decenni – come replica agli appelli del mondo scientifico – che le fonti rinnovabili sono poco convenienti economicamente, ‘a meno che non ci siano sovvenzioni pubbliche’. E mentre ideologicamente si sostengono queste tesi – oggi anche false dal punto di vista finanziario – i sussidi sostengono l’estrazione di petrolio.

Scrive testualmente il Fondo Monetario Internazionale: “I sussidi hanno lo scopo di proteggere i consumatori mantenendo i prezzi bassi. Ma hanno anche un costo elevato. I sussidi sono costosi da finanziare per i governi – e quindi per i contribuenti – e possono ostacolare gli sforzi dei governi per ridurre i deficit di bilancio. Sono anche in competizione con altre spese pubbliche prioritarie per strade, scuole e sanità”. E: “Tutti i consumatori, sia ricchi che poveri, beneficiano dei sussidi pagando prezzi più bassi. I governi potrebbero ottenere più ‘bang for their buck’ (ritorno per il denaro speso, ndr) rimuovendo o riducendo i sussidi e indirizzando il denaro direttamente a programmi che aiutano solo i poveri”. Quindi: “I sussidi incoraggiano il consumo eccessivo di energia, che accelera l’esaurimento delle risorse naturali (petrolio, gas e carbone che non sono rinnovabili, ndr). Riducono anche l’incentivo all’investimento nell’efficienza energetica e in altre forme di energia più pulita. Incoraggiando lo spreco di energia, i sussidi energetici possono anche esacerbare la vulnerabilità esterna dei paesi alla volatilità dei prezzi internazionali dell’energia. Concludendo: “I guadagni fiscali, ambientali e di benessere derivanti dalla rimozione dei sussidi energetici sono sostanziali. A livello globale, i guadagni delle entrate nel 2015 sono stati stimati in circa 2,8 trilioni di dollari (3,8% del PIL globale) e 3,2 trilioni di dollari (4% del PIL globale) nel 2017. Queste riforme possono anche generare sostanziali benefici ambientali, come la riduzione delle emissioni di CO2 e delle morti premature dovute all’inquinamento atmosferico”.

Non a caso, nella stessa giornata in cui questo rapporto vedeva la luce, si tenne un incontro dal titolo ‘Nature is our capital’ ovvero ‘La natura è il nostro capitale’. Quando qualcuno, ideologicamente, spiega che la tutela dell’ambiente non deve intaccare il ciclo economico così come lo conosciamo perché ‘prima il pane, poi l’ambiente’ dovremmo avere già chiaro con chi abbiamo a che fare: con qualcuno che non ha capito – o ha interesse a non capire – che per avere il pane è necessario un campo che produca grano, da ridurre a farina e unire ad acqua e sale. Tutti elementi che ci fornisce la Terra. Per questo dobbiamo celebrarla, tutelarla e rispettarla avendo il coraggio di seguire quelle indicazioni scientifiche (anche di scienze economiche) che da decenni ci dicono che la tutela dell’ambiente significa anche crescita economica e tutela del lavoro, della salute e della sicurezza di tutti. Non ci arriveremo in pochi giorni, ma dobbiamo metterci a correre. La Giornata Mondiale della Terra è l’occasione per ribadirlo tutti insieme.