L’Italia è ai vertici mondiali per quanto riguarda la lotta contro lo spreco di cibo. Il merito è anche dell’industria alimentare del nostro Paese, che ha adottato best practice innovative orientate alla sostenibilità. Un tema, quello del food waste, oggi ineludibile dal punto di vista etico, ambientale ed economico. Di spreco, sostenibilità e sicurezza alimentare, anche alla luce dell’attuale situazione geopolitica e economica mondiale, ha parlato con GEA Ivano Vacondio, presidente di Federalimentare, in occasione della Giornata Mondiale dell’Alimentazione della Fao.
Come si sta muovendo l’industria alimentare italiana rispetto agli sprechi?
“Il comparto è da sempre al lavoro per combattere gli sprechi di cibo e per una completa sicurezza degli alimenti. Come testimoniano i dati dell’ultima edizione del Food Sustainability Index (Fsi) il nostro Paese è al primo posto per le azioni intraprese contro il food waste. Nello specifico la nostra industria rappresenta all’interno della filiera produttiva un modello virtuoso perché perde ‘solo’ il 2% del cibo”.
Quali sono le best practice adottate?
“Per esempio il riporzionamento dei cibi in linea con i nuovi stili di vita e abitudini di consumo; l’utilizzo di packaging evoluti in grado di preservare più a lungo la sicurezza e la qualità degli alimenti e il prolungamento della loro shelf-life; la proposta di prodotti ad alto servizio aggiunto che minimizzano le manipolazioni domestiche e le occasioni di spreco. A questi dati di scenario, si aggiungono anche una serie di impegni volti alla sensibilizzazione contro il food waste. Un esempio: il progetto Life Food.Waste.StandUp, una campagna triennale – supportata dal Banco Alimentare – di comunicazione mediatica destinata a aziende, Gdo e consumatori per prevenire gli sprechi e aumentare i volumi di donazioni alimentari agli indigenti”.
Come si interviene, invece, sul fronte della sicurezza alimentare?
“L’industria alimentare italiana garantisce da sempre standard altissimi per tutti i suoi prodotti: non potrebbe essere altrimenti, dati i numerosi controlli che sono giustamente previsti. Ora, con la crisi delle materie prime, questo tema è tornato in auge: è una questione che ha bisogno della massima attenzione, perché la carenza delle materie prime non deve in alcun modo portare a un abbassamento degli standard di ciò che mangiamo”.
Crisi delle materie prime, appunto, ma anche energetica e climatica. Quali sono le sfide del comparto alimentare?
“Sicuramente l’aumento dei costi delle materie prime come quello dell’energia sono le cause da cui dipendono una serie di problemi che stanno mettendo a dura prova le nostre aziende, ma anche tutta la filiera, compreso il consumatore. Da inizio anno i costi di produzione delle aziende alimentari sono cresciuti del 16%, anche se abbiamo scaricato a valle solo il 12%. Questo lascia intendere che l’aumento dei prezzi non è finito. Insomma, l’inflazione non ha finito la sua corsa e il caro prezzi è un problema che non è ancora esploso del tutto. Attualmente, l’unico ristoro rapido è quello di un sostanziale sostegno pubblico al costo delle bollette alle famiglie a basso reddito e soprattutto alle imprese”.
Quali le possibili soluzioni?
“Nell’immediato, la sospensione dell’Iva sui beni di consumo essenziali può aiutare certamente il carrello della spesa delle famiglie. Ma è urgente portare a oltre il 2022 le garanzie alle imprese. Al di là dell’immediato, le strategie di lungo periodo andranno perseguite da un lato con il supporto e il lavoro congiunto di tutta la filiera per cercare di mitigare i costi e distribuirli equamente, dall’altro con la massima determinazione e con un forte supporto comunitario”.
Quali interventi chiedete alle istituzioni?
“Il Governo sta facendo il possibile per supportare come può la nostra industria e non solo, per cui ci aspettiamo, per quanto possibile, aiuti per le imprese e per i consumatori ma siamo consci del fatto che molto è stato già fatto. Gli aiuti, ora, devono arrivare dall’Unione Europea. La cosa fondamentale che l’Europa deve fare è slegare il prezzo del gas dal prezzo dell’energia elettrica. In secondo luogo, abbiamo bisogno di nuovi aiuti per i Paesi europei, soprattutto quelli che risentono maggiormente di questa situazione. Infine, sulla questione del tetto del gas, posso dire che è condivisibile dal punto di vista del principio ma mi sembra una proposta difficilissima da attuare”.