‘Stiamo saltando le nostre lezioni per insegnarne una più importante a voi’, recita il cartello. A reggerlo è un adolescente, indossa una maglietta con una tavola da surf. E’ uno dei tantissimi ragazzi del movimento creato da Greta Thunberg Fridays for Future, che oggi si sono riversati in trentacinque piazze italiane per tenere alti i riflettori sull’emergenza ambientale. Decine di migliaia le mani che reggono striscioni, un solo coro di voci, quasi bianche: “Costruiamo insieme una nuova resistenza contro la crisi climatica che avanza“.
Ondate di calore, alberi sradicati dal vento, chicchi di grandine come palle da tennis e alluvioni. “È il capitolo della devastazione, che rende l’azione collettiva indispensabile“, spiegano i ragazzi. “Un governo che, all’indomani della catastrofe, nega ogni correlazione tra fenomeni estremi e crisi climatica è un governo negazionista. E per questo inadeguato a indicare risposte per prevenire i peggiori scenari prospettati dalla scienza climatica“, dice Giacomo Zattini, portavoce del movimento. La prima richiesta è quella di abbandonare i combustibili fossili, causa dell’aumento delle temperature, su cui, denunciano, “l’Italia continua a investire ampiamente“.
L’Italia dovrà superare gli obiettivi di decarbonizzazione dell’Unione Europea, riducendo le sue emissioni di gas climalteranti dell’80% entro il 2030 e decarbonizzando totalmente il settore elettrico entro il 2035. Significherebbe abbandonare da subito ogni nuovo investimento in carbone, petrolio e gas. Una linea che il movimento giudica “in controtendenza rispetto al piano Mattei, con il quale il governo vincola il paese al fossile e lo condanna a eventi estremi sempre più frequenti e intensi“. “La protesta contro gli investimenti fossili è un atto di resistenza. Non resteremo a guardare mentre il mondo viene condannato a morire. Possiamo vivere senza combustibili fossili, ma non sopravviveremmo un giorno senza le risorse del pianeta. Non possiamo bere il petrolio”, scandisce Alessandro Marconi, attivista di Roma.
Accanto a loro, in piazza, le forze dell’opposizione. Alleanza Verdi Sinistra in prima linea: “Mi unisco con orgoglio alla voce di decine di migliaia di giovani che chiedono azioni immediate per fermare la crisi climatica. Le loro grida sono un forte richiamo alla responsabilità per tutti noi, in particolare per i leader che hanno il potere e la capacità di effettuare cambiamenti significativi”, spiega Angelo Bonelli. La realtà è chiara, ribadisce il co-portavoce di Europa Verde: “Purtroppo nel governo italiano c’è una parte predominante negazionista che vuole assolutamente fermare le politiche sul clima e fare in modo che l’Italia diventi un hub del gas. È un affronto ai diritti e al futuro di tutti noi, in particolare delle giovani generazioni che oggi marciando per le strade, esigono giustizia climatica e sociale”. La voce dei giovani che scioperano per il clima “va ascoltata”, fa eco la capogruppo Pd alla Camera dei deputati, Chiara Braga. “Un modello di sviluppo che protegga il pianeta, le persone e che non faccia pagare prezzo dell’inazione ai più fragili”, scrive sui social.
I Radicali Italiani scendono in piazza a Roma e Milano portando due delle sei proposte di legge popolare depositate in cassazione, su energia e ambiente. La prima, sul consumo di suolo, chiede che si riconosca l’importanza del suolo come risorsa preziosa. “L’obiettivo è difendere il suolo dall’erosione e dalla contaminazione, contrastare l’ulteriore consumo di suolo, riutilizzare le aree edificate abbandonate e introdurre misure di compensazione ambientale“, spiegano. Per quanto riguarda l’energia la proposta di legge popolare chiede meno burocrazia per le rinnovabili: “L’energia è tra le materie a competenza concorrente tra Stato e Regioni. Da anni il nostro Paese soffre di veri e propri conflitti istituzionali in relazione alle infrastrutture energetiche, soprattutto per lo sviluppo delle energie rinnovabili”, si legge nella proposta. I Radicali Italiani chiedono di “tagliare la burocrazia che rallenta la transizione energetica, facendo sì che l’energia sia una competenza esclusiva dello Stato”.