Mountain Wilderness: “Olimpiadi sostenibili? Solo slogan”

Luigi Casanova, presidente del movimento ambientalista, parla apertamente di "opere inutili", come il rifacimento della pista da bob di Cortina e la costruzione di edifici dei quali non si sa il destino dopo la fine dei Giochi

dolomiti

Costo zero e sostenibilità. Due concetti spesso ribaditi dall’organizzazione di Milano Cortina 2026 ma che secondo Luigi Casanova, voce storica dell’ambientalismo e presidente onorario di Mountain Wilderness Italia (ramo del movimento ambientalista internazionale nato nel 1987 per la difesa dell’ambiente montano), rischiano di rimanere semplici slogan. “Per quanto riguarda i costi, si parlava di 1 miliardo di euro da coprire tramite i contributi Cio, gli sponsor e i ricavi dai media. Oggi il conto è già di tre miliardi“, afferma parlando con Gea. “Sostenibilità è un termine che non significa nulla, se non viene tradotto in azioni precise“. Azioni che non devono essere di facciata. Casanova porta ad esempio i Mondiali di sci a Cortina del 2021: “Era prevista la compensazione del 100% di emissioni di Co2 tramite progetti di agricoltura e riforestazione. Ma se tagli il bosco per fare una pista sulle Tofane e pianti gli alberi da altre parti, il danno alla montagna resta. Oppure, si parlava di arrivare al 70% di raccolta differenziata per i rifiuti generati dall’evento, quando però in molti paesi delle Dolomiti si tocca normalmente l’80%“.

Mountain Wilderness è stata tra le associazioni firmatarie di diversi documenti per sollecitare l’avvio Valutazione Ambientale Strategica (VAS) a livello nazionale sulle opere per i Giochi 2026. “Dalle istituzioni non c’è stata alcuna risposta concreta – afferma Casanova -. Ora il Gruppo d’Intervento Giuridico (associazione ecologista specializzata nel promuovere azioni legali a tutela del territorio, nda) ha sollevato la questione anche presso la Commissione Ue e sembra che l’istanza possa essere accolta“. “Nel dossier di candidatura c’erano ben 16 pagine dedicate alla sostenibilità e all’ambiente, con concetti condivisibili riga per riga. Ora tutto questo pare essere sparito – aggiunge -. La strada del commissariamento delle opere poi porta a procedure semplificate che limitano la trasparenza che non consentono a associazioni e cittadini di vigilare sullo stato dei lavori“.

Casanova parla apertamente di “opere inutili“. E cita il rifacimento della pista da bob di Cortina, per la quale sono stati stanziati 61 milioni di euro. “Anche il Cio era contrario a quest’opera, come rivelano le comunicazioni con la Regione Veneto portate di recente alla luce dalla consigliera regionale di Europa Verde Cristina Guarda. Viene detto che dopo i Giochi servirà per gli allenamenti degli atleti italiani, ma va considerato che i tesserati del bob sono 7 e quelli dello slittino un centinaio. Ha senso investire tutti questi soldi in un impianto che resterà una cattedrale nel deserto e che tra l’altro invade delle aree destinate a verde nel piano regolatore?“, si chiede Casanova. “Si potevano tenere le gare sulla pista di Innsbruck, cosa che secondo Zaia costerebbe comunque 27 milioni di euro. A noi risulta che per ‘affittare’ l’impianto austriaco per i Giochi sarebbero bastati non più di 3 milioni“. Contestata anche la realizzazione del Villaggio olimpico in zona Fiames. “Serve a ospitare 500 tra tecnici e atleti, quando agli ultimi Mondiali di sci ce n’erano 1.200 senza villaggio. Non ha senso spendere quasi 40 milioni e urbanizzare un’area con opere stradali per costruire edifici dei quali non si sa il destino dopo la fine delle Olimpiadi. A Livigno l’idea del villaggio è stata eliminata, a Cortina secondo gli organizzatori non è possibile perché la località dà il nome all’evento“.

C’è poi il timore che le Olimpiadi si trasformino nell’occasione per realizzare opere che poco hanno a che vedere con l’evento sportivo. Mountain Wilderness lo scorso 5 giugno è stata tra le promotrici di una manifestazione di protesta a Passo Giau, località a 2.200 sopra Cortina. Nel mirino, la possibilità costruzione di un albergo di lusso da 40mila metri cubi in quota e l’ipotesi di realizzare nuovi collegamenti sciistici da Cortina verso Val Badia, Arabba e comprensorio del Civetta. “Ancora cemento sulle Dolomiti, non nel mio nome“, recitava un grande striscione degli ambientalisti. “Non mi preoccupano tanto i collegamenti sciistici, quanto tutto ciò che ci gira attorno: piste sempre più larghe – spiega Casanova -, sistemi di innevamento artificiale, ristorazione di qualità in alta quota. Così si rischia di urbanizzare pesantemente una delle zone di maggior pregio delle Dolomiti, sconvolgendo per sempre il paesaggio“. Ma l’attenzione non è solo all’area di Cortina. “La Regione Lombardia – conclude Casanova – ha ritirato fuori dal cassetto il cosiddetto piano Gasser, progetto da 100 milioni per dare vita a un comprensorio sciistico unico nell’Alta Valtellina. Un’ipotesi che anni fa era già stata accantonata anche perché aveva costi di gestione troppo elevati“.