Green Deal, debito pubblico e generazioni future: le sfide dei governi Ue

Il centro studi del Parlamento europeo, per agevolare i lavori dei deputati europei, inizia a fare calcoli e ragionamenti attraverso un’analisi sugli impatti economici della transizione sostenibile

Parlamento Ue

I vantaggi pratici della vita di tutti i giorni, e gli svantaggi finanziari. La sostenibilità ambientale e l’insostenibilità di bilancio pubblico. Con il Green Deal c’è la possibilità che la trasformazione verde lasci al verde. Bisognerà dunque fare attenzione a come lo si attua, e qui la responsabilità sarà tutta politica. Il centro studi del Parlamento europeo, per agevolare i lavori dei deputati europei, inizia a fare calcoli e ragionamenti attraverso un’analisi sugli impatti economici della transizione sostenibile. Non si rimette in discussione la portata innovativa della strategia dell’Ue, e non si negano i vantaggi che deriveranno dalla trasformazione delle città, della quotidianità e del tessuto sociale, ma i rischi non mancano. Soprattutto per Paesi come l’Italia che al nastro di partenza si presentano con un elevato debito pubblico.

Le spese per la mitigazione del cambiamento climatico mettono a dura prova i bilanci pubblici”, recita lo studio. Non è di per sé una novità. Per avere un’Unione europea neutra da un punto di vista delle emissioni di carbonio entro il 2050 “rappresenta una rivoluzione industriale a una velocità senza precedenti”, e lo sforzo è di eguale natura. Per questo “è probabile che la transizione verso la neutralità climatica includa una spesa pubblica sostanziale”, e in tal senso la traduzione in pratica del Green Deal è sinonimo di “impatti significativi sui bilanci pubblici e la stabilità monetaria. Per questo servirà attenzione alla spesa, maggiore coordinamento delle politiche economiche. Per l’Europa degli Stati “la transizione verso la neutralità climatica richiede una solida governance economica per gestire il rischio per la stabilità macroeconomica e finanziaria”.

I governi dovranno fare attenzione, perché gli analisti intravedono sullo sfondo “rischi significativi” per la produzione e l’occupazione. C’è la serie possibilità di ricadute asimmetriche. “In alcuni paesi, industrie e gruppi di lavoratori potrebbero essere colpiti in modo sproporzionato”. Per questo motivo serviranno correttivi tempestivi. Vuol dire riforme. “Le politiche del mercato del lavoro possono contribuire a una transizione di successo facilitando il cambiamento strutturale richiesto”. Un messaggio politico, visto che le politiche del lavoro sono di competenza dei Paesi.

Il vero nodo del Green Deal, comunque, sembra essere quello del conto da pagare per la trasformazione. “Il finanziamento della mitigazione attraverso il debito solleva la questione della giustizia intergenerazionale”, rileva il documento degli analisti dell’europarlamento. “I governi possono utilizzare il debito a lungo termine per promuovere il passaggio a tecnologie pulite per sostenere l’azione per il clima”, ma così facendo “l’onere finanziario della transizione viene spostato sulle generazioni future”, facendo di una giusta transizione verde un’ingiusta trasformazione sociale.

La trasformazione dell’Europa sarà indubbiamente un vantaggio, ma c’è il rischio che i benefici di questa rivoluzione green non vengano colti perché arriveranno solo nel lungo periodo. Da qui al 2030, l’impatto complessivo del Green Deal europeo sul la crescita e il Prodotto interno lordo “sarà relativamente modesto”, avverte il documento di lavoro. Secondo le stime a disposizione, “lo scenario migliore prevede un Prodotto interno lordo al 2030 di circa lo 0,5% al di sopra della linea di base”, risultante da un aumento dei consumi privati dovuto all’uso delle entrate del carbonio per ridurre l’Iva e per sostenere gli investimenti in efficienza energetica. Secondo lo scenario peggiore, ipotizzando una riduzione delle emissioni nette del 55% entro il 2030 e un’azione frammentata nei paesi al di fuori dell’Ue, il Pil aggregato entro il 2030 sarà dello 0,4% al di sotto della linea di base. “Comunque, maggiori investimenti, ad esempio in tecnologie a basse emissioni di carbonio, aumenterebbero potenzialmente la produttività e la crescita economica a lungo termine”.