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I bradipi potrebbero portare con sé la ricchezza dell’antibiotico del futuro. Secondo un ricercatore del Costa Rica, infatti, è possibile scoprire nuovi antibiotici studiando i batteri presenti nella pelliccia di questi animali che, a quanto pare, non si ammalano mai. Secondo Max Chavarria dell’Università del Costa Rica, i bradipi hanno un biotopo unico di insetti, alghe e batteri nella loro pelliccia che sembra proteggerli. “Se qualcuno studia la pelliccia di un bradipo, vedrà del movimento: falene, diverse specie di insetti, un habitat molto esteso e, ovviamente, quando c’è la convivenza di molti tipi di organismi, ci deve essere un sistema che li controlla“, ha raccontato all’AFP.
Nel corso delle sue ricerche, condotte a partire dal 2020, lo scienziato ha dimostrato che “si tratta di microrganismi che sono in grado di produrre antibiotici che regolano la presenza di agenti patogeni nella pelliccia dei bradipi“. “Si tratta di batteri appartenenti ai generi Rothia e Brevibacterium“, spiega il ricercatore che ha pubblicato i risultati dei suoi studi sulla rivista scientifica Environmental Microbiology. La domanda è se questi antibiotici abbiano un futuro nella farmacopea umana.
I bradipi, di cui esistono due specie in Costa Rica – Bradypus variegatus, o bradipo a tre dita, e Choloepus hoffmanni, o bradipo a due dita – vivono tra gli alberi delle foreste pluviali dell’America centrale, in particolare sulla costa caraibica del Costa Rica, in un clima umido con temperature che variano dai 22 ai 30°C. La popolazione di questi placidi mammiferi – presenti anche in Bolivia, Brasile, Colombia, Ecuador, Honduras, Nicaragua, Panama, Perù e Venezuela – è considerata in “declino” dall’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). In Costa Rica, l’americana Judy Avey gestisce il Santuario del bradipo di Cahuita, che ha fondato insieme al defunto marito costaricano Luis Arroyo. Gli animali feriti vengono accolti per essere curati. E proprio a lei si è rivolto Chavarria per studiare i bradipi, che sono stati curati dopo essere stati folgorati da cavi dell’alta tensione, investiti da automobili, feriti da cani o separati dalle loro madri da piccoli. “Non abbiamo mai accolto un bradipo malato: alcuni sono bruciati dai cavi dell’alta tensione e hanno le braccia ferite, ma non hanno infezioni“, dice Judy Avey.
Max Chavarria ha tagliato peli da 15 individui di ciascuna delle due specie e ha fatto colture in laboratorio per studiarle. Dopo tre anni di ricerca, lo scienziato ha contato circa 20 “candidati” produttori di antibiotici, ma resta ancora tutto da fare per ipotizzare un’applicazione sull’uomo. “Dobbiamo prima capire il sistema che produce l’immunità e quali molecole sono coinvolte“, conclude il ricercatore.