I cotton fioc dalle case alle spiagge: l’assurdità della plastica usa e getta

Ogni volta che abbiamo modo di osservare con attenzione una spiaggia lo spettacolo è lo stesso: accanto ai segni di tanta meravigliosa biodiversità si trovano rifiuti di ogni genere, la gran parte in plastica

I cotton fioc in plastica sono uno degli oggetti finiti nel mirino della Direttiva europea sulle plastiche monouso: per loro, le cannucce, i bastoncini per mescolare il caffè, le aste per palloncini e una serie di altri oggetti letali per l’ambiente e che possono facilmente essere prodotti in altri materiali – che magari non abbiano un ciclo di vita tendente all’infinito – è scattato da oltre un anno il divieto di vendita.

Un’immagine vale più di mille parole, si dice. E sfruttiamo, quindi, questa immagine che abbiamo avuto modo di fissare per rendere chiaro cosa significhi e cosa significherà per l’ambiente il fatto di avere abusato senza limiti di questo materiale.

Ogni volta che abbiamo modo di osservare con attenzione una spiaggia, soprattutto fuori dalla stagione turistica o in luoghi isolati, lo spettacolo è lo stesso: accanto ai segni di tanta meravigliosa biodiversità (alghe, posidonia, conchiglie, meduse, piccoli pesci portati a riva dalla mareggiata, penne ecc…) si trovano oggetti e rifiuti di ogni genere, la gran parte in plastica. Su una delle parti più ‘selvagge’ della splendida spiaggia di Alghero abbiamo avuto una di quelle sorprese che resteranno nella mente dei ragazzi che partecipavano alle attività educative di un progetto europeo chiamato ‘Splash&Co’: in uno spazio di circa 50 metri quadrati sono stati raccolti in un’ora e mezza 1.050 bastoncini di cotton fioc in plastica, che si riconoscono e distinguono da altri tipi di bastoncini per la filettatura presente ai due capi. Il giorno prima avevamo documentato quello spettacolo osceno anche nel video che vedete a corredo dell’articolo.

Qualcuno dei ragazzi ha chiesto: ma chi viene a pulirsi le orecchie e buttare i cotton fioc qui? Nessuno, è la risposta. Il problema è che il mare ci restituisce una infinitesimale parte di quello che noi gettiamo, ma quell’infinitesimo è un cumulo immenso e deve spingerci a riflettere. Ed è nei luoghi più selvaggi e più puri nella nostra immaginazione, isole deserte o spiagge molto isolate, che troviamo le situazioni più sconvolgenti. Perché laddove c’è uno stabilimento balneare o una assidua frequentazione umana, qualcuno periodicamente e stagionalmente pulisce e quindi vediamo pochissimo rifiuto (in realtà a osservare con attenzione troveremmo comunque piccoli frammenti). Ma altrove si accumulano anni, decenni di deposito delle mareggiate. E i cotton fioc sono tra gli oggetti più documentati nel mondo intero. Oggetti che utilizziamo per pochi secondi e che produciamo con un materiale che ha un potenziale di vita di secoli, o millenni quando le condizioni di calore, luce e percentuale di ossigeno non sono ideali (e in mare non lo sono). Un’assurdità. Come assurdo e incivile è il gesto di buttarli nel wc dopo l’utilizzo.

L’immagine vale più di mille parole e ci dimostra come il divieto derivante dalla Direttiva europea sia sacrosanto. La direttiva si inserisce nella più ampia strategia europea sulla plastica, con riferimento ulteriore alla strategia sull’economia circolare, che ha l’obiettivo generale di ridurre la produzione di plastica a quella strettamente necessaria e con regole precise riguardo ai processi e ai polimeri e agli additivi utilizzabili. non sostituibile con altri materiali. Un insieme di provvedimenti europei che sta ottenendo effetti anche a livello globale: il più importante di tutti è la risoluzione definita ‘storica’ e firmata a Nairobi il 2 marzo scorso. Questa risoluzione prevede un comitato (INC) che dovrà produrre entro il 2024 il testo di un trattato giuridicamente vincolante per affrontare il tema della plastica nel suo complesso: progettazione, produzione e smaltimento, con l’obiettivo di ridurla drasticamente.

L’obiettivo è fare in modo che oscenità come queste non debbano continuare a lungo.