Il dramma umano e ambientale dei migranti della Manica

Ogni settimana, centinaia di chili di rifiuti devono essere rimossi dall'area naturale protetta sulla costa settentrionale della Francia

migranti

Gommoni, giubbotti di salvataggio, lattine abbandonate: segnali evidenti di un dramma umano, ma anche ambientale. È lo scenario che si para davanti a chi arriva sulle dune delle Fiandre, in Francia. Ogni settimana, centinaia di chili di rifiuti lasciati dal traffico di migranti che tentano la traversata verso l’Inghilterra devono essere rimossi dall’area naturale protetta sulla costa settentrionale della Francia. Sulla Duna di Dewulf, che sorge alla periferia della città portuale di Dunkerque, tra un terminal degli autobus e il mare, le tracce delle partenze sono numerose alla fine di luglio, dopo qualche giorno di bel tempo. Il ministero dell’Interno francese stima che 20.000 aspiranti esuli abbiano tentato la traversata tra il 1° gennaio e il 13 giugno (+68% rispetto allo stesso periodo del 2021). Da quando le autorità hanno bloccato il tunnel della Manica e il porto di Calais, punto di partenza sul versante francese, sempre più aspiranti esuli tentano la fortuna attraversando la rotta marittima più trafficata del mondo. A rischio della loro vita.

Come effetto collaterale di questi drammi umani, una moltitudine di rifiuti si accumula sulla duna. Sotto un fitto bosco spuntano maglioni, piumoni, carrozzine e lattine di bevande energetiche che segnalano le aree in cui i migranti hanno aspettato di imbarcarsi. Anche alcuni lacrimogeni, che segnalano l’intervento della polizia.

Non possiamo essere insensibili a tutte queste partenze (…) mi sorprende, ma c’è anche un impatto ambientale disastroso“, lamenta Olivier Ryckebusch, sindaco di Leffrinckoucke, una cittadina di 4.500 abitanti. Per le guardie costiere incaricate di ripulire l’area, la giornata inizia con un rapido volo di drone per individuare i principali rifiuti. “A volte, in estate, riempiamo diversi cassoni a settimana con gommoni e simili“, dice il pilota, Florian Boddaert, prima di partire con i suoi colleghi sulle strade accidentate. La Guardia Costiera di Dunkerque ha trovato il suo primo gommone nel 2019. “Da allora ne abbiamo avuti circa un centinaio“, dice Aline Bué, a capo di una squadra di sei guardie responsabili della sorveglianza di oltre 1.000 ettari di dune e siti naturali.

In un punto pianeggiante a 300 metri dal mare, un gommone, lacerato dalla polizia dopo una partenza fallita, attende di essere raccolto, circondato da una quarantina di giubbotti di salvataggio nuovi e taniche di benzina. L’inquinamento è visivo, ma soprattutto questo accumulo di rifiuti disturba l’area classificata Natura2000, che ospita molte specie autoctone, orchidee e aglio selvatico, oltre a rane, tritoni e uccelli. Alcune recinzioni sono state danneggiate da aspiranti esuli e i ranger hanno dovuto rimuovere temporaneamente le capre portate sul posto come tagliaerba ecologici.

Le autorità locali, da parte loro, chiedono aiuto allo Stato. Secondo il sindaco di Leffrinckoucke, il costo della bonifica nel 2021 ammontava a 20.000 euro solo per il suo comune. “Stiamo lavorando a soluzioni collettive per questo problema, che durerà a lungo”, ha dichiarato il sottoprefetto di Dunkerque, Hervé Tourmente. Lo Stato sta “negoziando con le autorità britanniche affinché possano contribuire finanziariamente alla neutralizzazione e all’evacuazione delle attrezzature nautiche“, ha aggiunto.

(Photo credits: FRANCOIS LO PRESTI / AFP)