L’umanità sta affondando. Il numero crescente di disastri ambientali in tutto il mondo aumenta la necessità di fermare “la spirale di autodistruzione“. A lanciare l’appello è l’Onu che, nell’ultimo rapporto presentato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per la riduzione del rischio di disastri, rileva che negli ultimi due decenni ogni anno si sono verificati tra 350 e 500 disastri di media e grande portata, con un costo in media di circa 170 miliardi di dollari all’anno dal 2012. La colpa è indubbiamente dell’uomo che ha una “percezione errata dei rischi associati all’aumento del riscaldamento globale“, questo a causa di una “sottovalutazione” dei rischi e a sentimenti di “ottimismo” e “invincibilità“.
Il numero di disastri dovrebbe salire a 560 all’anno – o 1,5 al giorno – entro il 2030 (da 400 nel 2015), mettendo a rischio milioni di vite. “Il mondo deve fare di più per integrare il rischio di disastri nel modo in cui viviamo, costruiamo e investiamo“, ha detto il vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Amina Mohammed, nell’esporre il rapporto. “Dobbiamo trasformare il nostro compiacimento collettivo in azione. Insieme possiamo rallentare il ritmo dei disastri evitabili“, ha aggiunto.
Secondo Mami Mizutori, rappresentante speciale del segretario generale per la riduzione del rischio di disastri, “i paesi devono investire tempo e risorse per capire e ridurre i danni“. Per lui infatti, è “ignorando deliberatamente i rischi e non integrandoli nel processo decisionale che il mondo finanzia la propria distruzione”.