Un piano ambizioso, a tappe, per arrivare all’obiettivo ‘inquinamento zero’ entro il 2050. La Commissione europea ha presentato il suo pacchetto di proposte per introdurre norme più severe a livello Ue in materia di protezione dell’aria e delle acque superficiali e sotterranee, oltre che sul trattamento delle acque reflue urbane, con l’obiettivo di inasprire i livelli di inquinanti consentiti. “Dobbiamo intensificare l’azione oggi, le nostre proposte sono un tassello fondamentale di questo puzzle“, ha assicurato il vicepresidente esecutivo della Commissione Ue per il Green Deal europeo, Frans Timmermans.
La Commissione prevede che le nuove norme ridurranno i decessi causati dal principale inquinante PM2,5 di oltre il 75% in 10 anni (ogni anno muoiono prematuramente quasi 300 mila europei) e parallelamente si aspetta “un chiaro ritorno sugli investimenti“, si legge nella proposta. Il pacchetto – tripartito – dovrà essere esaminato dal Parlamento europeo e dal Consiglio dell’Ue e, una volta adottate, entreranno in vigore progressivamente con obiettivi diversi per il 2030, il 2040 e il 2050.
Sulla revisione della legislazione sulla qualità dell’aria si parte da standard provvisori per il 2030 “allineati più strettamente alle linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità“, per raggiungere l’obiettivo inquinamento atmosferico zero entro il 2050. Di qui la riduzione di “oltre la metà del valore limite annuale” per il particolato fine PM2,5 (attualmente 25 microgrammi per metrocubo) e una “revisione periodica” degli standard di qualità dell’aria per “rivalutarli in linea con le ultime evidenze scientifiche e con gli sviluppi sociali e tecnologici“. I cittadini avranno diritto al risarcimento da parte delle imprese che violano le norme Ue, anche in azioni collettive con organizzazioni non governative. I benefici annui lordi stimati sono tra i 42 e i 121 miliardi di euro nel 2030, per un costo annuo inferiore a 6 miliardi, secondo quanto riportano i servizi della Commissione.
Per quanto riguarda il secondo pilastro del pacchetto ‘inquinamento zero’, la proposta di revisione degli elenchi di inquinanti delle acque superficiali e sotterranee prevede di includere 24 sostanze “con effetti problematici ben documentati” sull’ambiente e sulla salute umana. Tra questi spiccano in particolare le sostanze perfluoroalchiliche (Pfas), “un ampio gruppo di sostanze chimiche per sempre” presenti anche in pentole, indumenti, mobili, schiume antincendio e prodotti per la cura personale. Tra gli altri, anche pesticidi e prodotti di degradazione come il glifosato, il bisfenolo A (componente degli imballaggi in plastica) e alcuni prodotti farmaceutici utilizzati come antidolorifici, antinfiammatori e antibiotici. Saranno anche aggiornati e inaspriti gli standard per 16 inquinanti già coperti dalle norme, tra cui metalli pesanti e sostanze chimiche industriali, mentre 4 saranno eliminati dalla lista perché “non rappresentano più una minaccia a livello Ue“.
Ultima, ma non per importanza, la proposta di revisione della direttiva sul trattamento delle acque reflue urbane. I punti-cardine sono la neutralità energetica del settore entro il 2040 e il miglioramento della qualità dei fanghi per consentirne un maggiore riutilizzo. Sarà incluso l’obbligo di recuperare i nutrienti dalle acque reflue, nuovi standard per i microinquinanti, ulteriori requisiti per le microplastiche e il monitoraggio “sistematico” delle acque reflue per diversi virus, tra cui il CoV-SARS-19. Da sottolineare l’impegno richiesto ai produttori di prodotti farmaceutici e cosmetici – responsabili per il 92% dei microinquinanti tossici presenti nelle acque reflue – che dovranno pagare i costi di rimozione, in linea con il principio ‘chi inquina paga’. Le stime della Commissione fissano complessivamente a oltre 6,6 miliardi di euro all’anno i benefici delle modifiche di nuova introduzione, con costi che toccheranno i 3,8 miliardi di euro all’anno nel 2040.