Il progetto Enea per recuperare 96% materiali dai vecchi cellulari

Grazie alle tecnologie a disposizione sarebbe possibile riciclare una buona parte dei dispositivi evitando di danneggiare il pianeta attraverso l’estrazione di nuovi elementi

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Tra meno di un anno (il 25 aprile 2023, per la precisione) terminerà il progetto Enea, avviato un anno fa, pensato per rendere lo smaltimento degli smartphone più sostenibile grazie al recupero e al riciclo dei metalli e materiali che compongono questi apparecchi. Si tratta del progetto Portent.

La tendenza della imprenditoria italiana che si occupa di riciclo – spiega l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile – è di fermarsi alle fasi di trattamento e riciclo più semplici, ma meno remunerative, lasciando ad operatori stranieri il vantaggio di recuperare la parte ‘nobile’ del rifiuto (in particolare le schede elettroniche, ricche di metalli quali oro, argento, palladio e rame)”. Spesso infatti si recupera soltanto quello che interessa di più, mentre altri materiali come la plastica ad esempio, vengono gettati.

Partendo dalle ampie competenze nel settore, Enea ha quindi sviluppato, in sinergia con l’università La Sapienza di Roma, un processo innovativo per il recupero di materiali dai cellulari a fine vita, propedeutico al completamento della filiera che adesso si ferma al commercio verso l’estero degli stock dei materiali separati. Nel campo del recupero e purificazione di materiali da matrici complesse, l’Enea ha realizzato un impianto pilota denominato ‘Romeo’ (Recovery Of MEtal by hydrOmetallurgy) per testare le potenzialità industriali dei processi chimici sviluppati. L’impianto è collocato nella hall tecnologica del Laboratorio Tecnologie per il Riuso, il Riciclo, il Recupero e la valorizzazione di Rifiuti e Materiali del Cr Enea Casaccia.

Grazie alle tecnologie a disposizione, sarebbe possibile riciclare oltre il 96% dei dispositivi elettronici: in questo modo si eviterebbe anche di danneggiare il pianeta attraverso l’estrazione di nuovi materiali che potrebbero essere già disponibili grazie al recupero da vecchi cellulari.

Le persone, in media, cambiano il proprio cellulare ogni 2-5 anni e quindi in tantissimi si ritrovano nei cassetti di casa vecchi smartphone inutilizzati, ma a volte ancora funzionanti. Essendo rifiuti speciali, i cellulari vanno smaltiti nelle isole ecologiche, oppure possono essere resi ai negozi di elettronica o all’e-commerce da cui sono stati acquistati. Per legge entrambi i canali sono obbligati al ritiro.

Un discorso a parte merita invece il fenomeno dei cellulari ricondizionati. Da qualche anno a questa parte, soprattutto nelle grandi città italiane, sono spuntate decine di negozi che ritirano e rimettono a nuovo cellulari di seconda mano ancora funzionanti, ma ‘passati di moda’. Una volta ottenuta una nuova ‘verginità’ vengono rimessi sul mercato a prezzi molto più contenuti. Siti come Trendevice, BlackMarket, Refurbed, Rebuy, Swappie, Ricompro, Joojea o negozi fisici che svolgono lo stesso compito, permettono di recuperare cellulari funzionanti portando vantaggi per l’ambiente e il portafogli.

Un esempio per tutti: Apple ogni hanno sforna un nuovo modello di iPhone per il quale migliaia di ragazzi fanno la fila fuori dagli Apple store; ora siamo al modello numero 13 e a settembre sarà presentato il 14. Ma quelli dal 7 in avanti sono ancora perfettamente funzionanti, forse un po’ più lenti e meno glam, ma comunque utilizzabili. Quindi questi nuovi negozi li ricondizionano (ovvero liberano la memoria, nel caso sostituiscono la batteria) e li vendono a prezzi contenuti. L’aspetto interessante è che queste piattaforme allungano la vita ai modelli più vecchi, senza contare che chi li compra tende, secondo le indagini delle diverse società, a tenerlo più a lungo, contribuendo a salvarli dallo smaltimento, spesso incontrollato o criminale.

Acquistando un telefono ricondizionato si risparmiano infatti 185 grammi di rifiuti tecnologici, si taglia dell’84% il peso in termini di CO2 rispetto all’acquisto di uno nuovo (56 kg di CO2 equivalente contro 9 kg per il ricondizionato, stando a uno studio di Recommerce) e si evita l’estrazione di oltre 200 kg di materiali rocciosi necessari per le materie prime utili alla produzione di un nuovo pezzo con un display da 5,5 pollici.

(Photo credits: Bruno Germany)