Il progetto Migrans da 30 anni ‘spia’ i viaggi dei rapaci nel Mediterraneo

Le osservazioni permettono di notare, ad esempio, come la migrazione autunnale venga posticipata nel tempo, slittando di almeno una-due settimane rispetto a qualche decennio fa

Volatili

Da 30 anni il progetto Migrans raccoglie dati sui rapaci che migrano nel Mediterraneo centrale e occidentale, avanti e indietro: dall’Africa all’Europa in primavera; da nord a sud quando l’estate è al tramonto. Un’impresa straordinaria, che affascina da sempre noi umani per la resistenza, il coraggio (interpretando con i nostri canoni quell’odissea che è frutto di una spinta genetica naturale) e l’incredibile capacità di ripercorrere anno dopo anno, generazione dopo generazione le stesse rotte.

In realtà la migrazione è una necessità per questi magnifici animali, evolutisi dai dinosauri, che si spostano con lo scopo di trovare le migliori condizioni per avere abbondante cibo a disposizione, riprodursi e allevare la prole. Ad esempio, il biancone – un bellissimo grande rapace con la parte inferiore del corpo molto chiara – si nutre di rettili e in Europa non avrebbe cibo durante le stagioni più fredde, quando i serpenti vanno in letargo. Il falco pecchiaiolo caccia vespe e api: per lui vale lo stesso discorso, se ne va quando questi imenotteri sono a riposo.

L’impresa straordinaria di cui vogliamo raccontare non è soltanto quella epica degli uccelli migratori, ma anche quella compiuta ogni anno dai molti uomini e donne che contribuiscono a questa eccezionale raccolta dati che è il progetto Migrans: tutti possono partecipare, ovviamente con una buona conoscenza dell’avifauna e imparando le tecniche necessarie all’osservazione e al conteggio.

Fin dal 1992, centinaia di persone, specialisti, studiosi, guardiaparco, semplici appassionati e volontari – racconta Fabiano Sartirana, coordinatore del progetto per conto dell’Ente Aree Protette Alpi Marittime -, si impegnano nelle decine di postazioni sparse nel nostro Paese: luoghi strategici, per posizione geografica ed esposizione lungo i corridori di passaggio. Lì, nei periodi di transito, ogni giorno un piccolo gruppo di persone si mette in osservazione e conta, uno ad uno, migliaia di esemplari in transito. A fine giornata viene compilata una scheda che poi confluirà nel database generale e quindi in un notiziario semestrale – InfoMigrans, scaricabile on line – la cui realizzazione è coordinata dal personale del Parco delle Alpi Marittime, con il contributo di tutti i Parchi, le Aree protette, gli Enti e i singoli impegnati sul campo”.

Sono molti i soggetti coinvolti, dall’Ente di gestione delle protette del Monviso al Parco naturale regionale del Beigua, dal Gruppo ricerche avifauna sulle colline moreniche del Lago di Garda allo Strait of Messina Bird Observatory, fino al Bird Life Malta. Una grande rete a livello Mediterraneo.

progetto MigransI censimenti vengono effettuati ogni anno nei due periodi chiave – specifica Sartirana – da metà marzo a maggio per la migrazione primaverile, detta pre nuziale, e da metà agosto a ottobre per quella autunnale, o post-riproduttiva. Le osservazioni ci permettono di notare, ad esempio, come la migrazione autunnale venga posticipata nel tempo, slittando di almeno una-due settimane rispetto a qualche decennio fa”.

I flussi dei migratori Africa/Europa/Africa avvengono sostanzialmente su tre corridoi ben identificati: quello occidentale che interessa lo Stretto di Gibilterra, quindi Pirenei e poi Alpi; quello attraverso lo Stretto di Messina, isole Egadi, Capo Bon in Tunisia; quello orientale attraverso il Bosforo. L’impronta genetica e l’esempio degli adulti, che migrano per primi e vengono seguiti dai soggetti più giovani, producono la trasmissione di questi percorsi da una generazione all’altra, per anni. Lievi modifiche – ad esempio una maggiore frequentazione di vallate alpine a una latitudine superiore – sono l’effetto del cambiamento di alcune delle condizioni (maggior frequenza di perturbazioni, presenza di cibo, temperature più adatte ecc…) e quindi indicatori interessanti per gli studi naturalistici ed ecologici.

Lo conferma Fabiano Sartirana: “Questa raccolta di dati standardizzata sul bacino del Mediterraneo sul lungo periodo permette di avere un quadro scientificamente molto interessante per studiare e comprendere diversi fattori, compresi trend di nidificazione, che non riguardano soltanto il bacino del Mediterraneo ma anche centro e nord Europa dove vanno molti degli uccelli in transito, quindi lo stato di salute delle singole specie, gli effetti del cambiamento climatico o di altri fattori legati alle attività umane, come l’utilizzo di sostanze inquinanti, la caccia, l’effetto della presenza o assenza di leggi di tutela, ecc… Dopo 30 anni abbiamo a disposizione una serie di dati davvero straordinaria, che può contribuire in maniera significativa ad affinare le conoscenze necessarie a comprendere le dinamiche in corso e a disegnare un futuro più sostenibile”.