Photocredit Acea
Una nuova generazione di termovalorizzatori. A partire dal monitoraggio della qualità dell’aria attraverso le api fino al coniugare sviluppo e impatto ambientale tramite serre e giardini pensili. Sono gli impianti pensati da Acea, e illustrati in occasione della 41esima Assemblea dell’Anci in corso a Torino.
La volontà di Acea Ambiente è dimostrare che è possibile una crescita industriale attenta alla salvaguardia del territorio e alla sostenibilità ambientale. Da una parte, quindi, c’è il progetto di biomonitoraggio dell’inquinamento con le api, sviluppato insieme agli esperti di Apicoltura urbana di Urbees e all’Università Cattolica del Sacro Cuore, presso il termovalorizzatore di San Vittore, a Roma. Su un’area di circa 7metri quadrati, circa 150mila api divise in 3 arnie monitorano, e dimostrano, la salubrità dell’aria circostante l’impianto. Nel 2023 le api hanno prodotto 40kg di miele, e quasi altrettante nel 2024. Molto sensibili al rilevamento delle polveri ultrafini e dei PM10, PM2.5, queste ‘sentinelle dell’ambiente’ hanno dimostrato che nelle polveri raccolte non c’è alcuna traccia di emissioni dell’impianto. “Si scelgono le api come insetti bioindicatori perché sono capaci di rendere l’alveare una vera centralina ambientale. Le api, infatti, replicano lo stesso tipo di comportamento ogni giorno: si allontanano dall’arnia per compiere voli di perlustrazione, poi rientrano trasportando (nella peluria e sulle ali) tutte le preziose informazioni raccolte sull’ambiente esplorato”, hanno spiegato da Acea Ambiente.
Di fatto, la centralina di monitoraggio è composta da 3 arnie, ciascuna con 50mila api. Ogni arnia contiene circa 10mila api bottinatrici, ognuna delle quali visita circa 1000 fiori al giorno, per un totale di 30 milioni di microprelievi al giorno attraversando l’aria, il suolo e l’acqua. Ogni singolo alveare, con il servizio di impollinazione assicurato dalle api bottinatrici, contribuisce a sequestrare direttamente 300 kg di Co2 all’anno. Inoltre, dall’analisi del miele prodotto si risale alle specie botaniche visitate dalle api durante i voli di bottinamento: il miele diventa così veicolo di informazione sulla qualità ambientale in cui operano gli impianti industriali. Il progetto ‘Urbees’ è poi stato esteso al polo impiantistico di Orvieto dove si sta realizzando un giardino naturalistico per il reinsediamento di alcune specie animali.
Dall’altra parte, c’è il progetto del termovalorizzatore di Santa Palomba a Roma. Un impianto che dovrebbe entrare in funzione nella seconda metà del 2027, in grado di gestire 600mila tonnellate di rifiuti indifferenziati ogni anno, generando 516 gigawattora all’anno di energia, pari al fabbisogno di 200mila famiglie. Il termovalorizzatore si estenderà su una zona di dieci ettari e sarà composto di un edificio centrale per le attività di conferimento rifiuti, forni e trattamento fumi, di quattro impianti ancillari – dedicati al recupero delle ceneri pesanti, al fotovoltaico, alla rete di teleriscaldamento e alla cattura sperimentale di Co2 – e di una ‘via delle risorse circolari’ che rende accessibile la struttura alla collettività, con il viridarium tra giardini e orti, una torre di 74 metri con ascensore panoramico e belvedere, un giardino pensile, spazi espositivi e didattici. “Per la nostra società è stato un impegno molto significativo, con lo spirito di trovare soluzioni a beneficio della cittadinanza. Il nome stesso, ‘Parco dell’economia circolare’, testimonia l’obiettivo che ci eravamo dati: integrare l’impianto da un punto di vista ambientale e sociale”, ha spiegato Barbara Maccioni di Acea Ambiente.