In 50 anni è scomparso il 69% delle specie selvatiche. Wwf: “Siamo a rischio estinzione”

L'associazione ambientalista, nel presentare il Living Planet Report (LPR) 2022, ha ricordato che "serve subito un’azione di trasformazione per invertire la drammatica perdita di biodiversità"

Il pianeta ha perso in media il 69% della fauna selvatica in circa 50 anni. Dal 1970 è “un calo medio devastante” quello subìto dalle popolazioni di mammiferi, uccelli, anfibi, rettili e pesci in tutto il mondo. È quanto emerge dal Living Planet Report (LPR) 2022, il nuovo rapporto biennale sulla salute del pianeta presentato dal Wwf, il quale evidenzia “le drammatiche prospettive dello stato di salute della natura” e lancia un appello “urgente” ai governi, alle imprese e all’opinione pubblica: “serve subito un’azione di trasformazione per invertire la drammatica perdita di biodiversità, che insieme all’emergenza del cambiamento climatico indotto dall’uomo minaccia il benessere delle generazioni attuali e future“.

Tra il 1970 e il 2018 le popolazioni di fauna selvatica monitorate in America Latina e nella regione dei Caraibi sono diminuite in media del 94%. In circa 50 anni, a livello globale le popolazioni d’acqua dolce monitorate sono diminuite in media dell’83%: si tratta del più grande declino di qualsiasi gruppo di specie.

Qualche dato: tra le popolazioni di specie monitorate nell’LPIndex ci sono i delfini rosa di fiume dell’Amazzonia, le cui popolazioni sono crollate del 65% tra il 1994 e il 2016 nella Riserva di sviluppo sostenibile di Mamirauá, nello stato brasiliano di Amazonas. Il numero dei gorilla di pianura orientale, ha subito un declino stimato dell’80% nel Parco nazionale di Kahuzi-Biega della Repubblica Democratica del Congo tra il 1994 e il 2019. La popolazione dei cuccioli di leone marino dell’Australia meridionale e occidentale è calato di due terzi tra il 1977 e il 2019. E, ancora, è diminuito del 71% il numero di squali e razze oceaniche.

Il problema è che gli esseri umani utilizzano tante risorse ecologiche come se vivessimo su quasi due pianeti, lasciando un’impronta ecologica enorme. “Questo – dice il Wwf – erode la salute del pianeta e, con essa, le prospettive dell’umanità“.

Anche la nostra specie – ha detto Luciano Di Tizio, presidente Wwf Italia, durante la presentazione del rapporto – è a rischio estinzione. Possiamo salvarci da soli a differenza degli animali, ma dobbiamo capire quanto sia urgente questo problema“. “Dobbiamo ridurre l’impronta ecologica che lasciamo sul Pianeta e lo dobbiamo fare a breve termine“, ha aggiunto ma “non possiamo avere obiettivi che durano quanto una legislatura, non possiamo farlo a step, ci va una strategia di lungo periodo“. E di strategia ha parlato anche Stefano Laporta, presidente di Ispra, invitando il nuovo Parlamento a “cogliere la centralità e l’urgenza delle sfide ambientali”, nonché “la rilevanza per la ripresa e lo sviluppo del Paese per assicurare benessere dei cittadini e delle future generazioni“. “È necessario – ha spiegato – affrontare le sfide in una logica sistemica e di approccio integrato: non trattarle, quindi, per compartimenti stagni, ma in modo integrato”. E di fronte alla necessità di una reale transizione ecologica, le istituzioni non bastano, ha ricordato il presidente del Cnel, Tiziano Treu, “dobbiamo convincere 57 milioni di persone a consumare meno e a consumare meglio. Ci va una mobilitazione di tutti altrimenti non ce la facciamo“.

(Photo credits: © naturepl.com -Edwin Giesbers WWF_WW231563)