Il bilancio, superata la metà del guado, è quasi disastroso. Gli incendi dell’estate 2023 nei Paesi dell’Ue hanno già mandato in fumo una superficie complessiva pari a quasi 400 mila ettari, il 44% in più della media registrata tra il 2006 e il 2022. È questo quello che emerge dai dati incrociati forniti dal servizio di gestione delle emergenze (Ems) di Copernicus e dal Centro di coordinamento della risposta alle emergenze (Ercc): “Siamo ancora nel mezzo della stagione di incendi, che sta diventando sempre più lunga e ora non possiamo chiuderla prima di ottobre avanzato“, ha messo in chiaro il Programme Officer dell’Ercc, Jesus San-Miguel-Ayanz, durante un’audizione in commissione per l’Agricoltura e lo sviluppo rurale (Agri) del Parlamento Europeo.
Quello che emerge dai dati ormai molto più che allarmanti è “un aumento del trend degli incendi di vasta portata, maggiori di 500 ettari“, che a fronte di un numero più limitato di roghi (al 26 di ottobre poco più di mille) sta bruciando una quantità di terra e boschi in proporzione mai vista prima. Desta particolare preoccupazione a Bruxelles il fatto che a bruciare sono in particolare i siti protetti Natura 2000: “Nel 2023 quasi 120 mila ettari, pari al 27% del totale, notiamo che queste aree tendono a bruciare più di altre“, ha avvertito San-Miguel-Ayanz. E il problema è continentale, a causa di un trend “spinto dal cambiamento climatico” non solo nell’area mediterranea, visto che “la proporzione del numero di incendi e dell’area bruciata nei Paesi dell’Europa centrale e settentrionale è in crescita costante dal 2006“. Con conseguenze pesanti anche sul piano economico: “Vediamo che i costi diretti sono pari a 2,5 miliardi di euro ogni anno, possono essere anche molto più alti di quelli calcolati perché ci sono molti costi che non si tengono in considerazione“.
Uno scenario particolarmente critico, anche e soprattutto alla luce di quanto sta accadendo in Grecia. Il primo ministro Kyriakos Mitsotakis ha stimato che le aree bruciate quest’estate supereranno i 150mila ettari, in gran parte per la devastazione nel Nord-est, dove si trova la foresta di Dadia. Nella regione di Alexandroupolis-Feres sono già andati in fumo 83.152 ettari, un’area che ha superato da giorni il punto di riferimento dell’estensione della città di New York (78.380 ettari). Il triste record del rogo peggiore mai registrato nella storia dell’Ue – da quando nel 2000 sono iniziate le rilevazioni del Sistema europeo di informazione sugli incendi boschivi (Effis) – ha così portato alla decisa risposta di Bruxelles: in Grecia è stata dispiegata la più grande operazione aerea mai messa in campo dall’Unione Europea.
Nei cieli greci sta volando quasi la metà della riserva antincendio rescEu: su 28 mezzi (4 elicotteri e 24 aerei) a disposizione dei Ventisette per quest’estate, 1 elicottero Blackhawk dalla Repubblica Ceca e 11 aerei antincendio di stanza in Croazia, Cipro, Francia, Germania, Spagna e Svezia. Si aggiungono poi i 407 vigili del fuoco e 62 veicoli da 7 Paesi aderenti al Meccanismo di protezione civile Ue: Bulgaria, Cipro, Repubblica Ceca, Francia, Romania, Serbia e Slovacchia. “Continueremo a lavorare instancabilmente per proteggere le vite, le proprietà e l’ambiente“, ha aggiunto il commissario europeo per la Gestione delle crisi, Janex Lenarcic: “L’unità e la cooperazione dell’Ue sono i nostri punti di forza per superare queste sfide“.